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Diari di viaggio di Antonietta e Giovanni

GEORGIA

                            

 






                               

Abbiamo trascorso tre mesi in queste regioni a sud del Caucaso, tutto è iniziato in GEORGIA, dalla bellissima capitale Tbilisi. Arrivati in aeroporto, ritirati gli zaini, con l’autobus numero 37 ci siamo recati nella guest house che si trovava nella zona di Avlabari. Dopo esserci sistemati siamo usciti alla scoperta del quartiere, qui siamo stati subito attratti dal profumo del pane appena sfornato, il shotis puri, pane tradizionale georgiano di forma allungata con le punte, cotto in  un forno profondo di argilla chiamato tone.


Ne abbiamo comprato uno e ce lo siamo gustato con dell’ottimo formaggio di pecora acquistato  nel vicino mercato, non male per iniziare la giornata!


Dopo questo spuntino, abbiamo continuato a curiosare nel quartiere, nel mercato eravamo attratti dai prodotti tipici, ma non potevamo assaggiarli tutti il primo giorno, però ci siamo rifatti nei giorni successivi. Lasciato il mercato siamo andati a visitare la Chiesa di Metekhi e la statua equestre del re Vakhtang Gorgasali,


situati in una posizione suggestiva, sopra le rupi che si ergono sulla sponda sinistra del fiume Mtkvari, al di là del Ponte di Metekhi, inutile dire che ci siamo sbizzarriti con le foto e siamo rimasti parecchio a goderci il panorama.


Camminando lentamente siamo andati a prendere la funivia


che ci ha portato fino alle pendici della Fortezza di Narikala,


risalente al IV secolo, la quale si compone di due sezioni murarie su una ripida collina, contenendo nel cortile inferiore la Chiesa di San Nicola,


da quassù si può ammirare la stupenda città. Continuando a piedi, lungo un sentiero si trova il monumento di Kartis Deda,


una statua alta 20 metri realizzata in alluminio, che raffigura una donna vestita con abiti georgiani, la quale tiene nella mano sinistra una coppa di vino per accogliere chi entra in città come amico, mentre in quella destra una spada per difendersi da chi entra come nemico. Siamo stati parecchio  tempo qui a goderci il meraviglioso panorama dall’alto, seduti all’ombra visto che era molto caldo. Siamo scesi a piedi fino a raggiungere Abanotubani,


dove sono situati gli affascinanti  Bagni Orbeliani, poco oltre le terme si trova la Moschea Botanikuri, l’unica rimasta a Tbilisi. In serata ci siamo rilassati nel Parco di Rike, dove i giardinieri sono tutti indaffarati a ripiantare i fiori dopo la stagione invernale.


La mattina successiva  abbiamo percorso un itinerario a piedi partendo dal Viale Shota Rustaveli e più precisamente dal monumento dedicato a questo famoso poeta georgiano, ammirando l’Accademia delle Scienze, il Teatro dell’Opera,


il Teatro Rustaveli, il Palazzo del Parlamento,


la Chiesa di Kashveti


oggi molto frequentata dai fedeli, abbiamo colto l’occasione per partecipare alla funzione religiosa.


Continuando il percorso ci siamo fermati in un ristorante a mangiare il khachapuri,


barchetta di pane, con uovo e formaggio, i pelmeni, tortellini al formaggio conditi con il burro e pepe, il tutto accompagnato da water lagi, acqua di seltz con sciroppo di vari gusti. Questi piatti georgiani sono molto buoni, con la pancia piena abbiamo proseguito l’itinerario recandoci al mercato di Ponte Secco, mercatino russo delle pulci con tantissimi articoli in vendita: cimeli della seconda guerra mondiale, samovar, libri, dischi, antiquariato, insomma c’è di tutto! Dopo questo giro molto interessante e curioso siamo andati al Museo della Georgia, che si trova sempre in Viale S.Rustaveli, fino ad arrivare a Tavisuplebis Moedani, la piazza con la statua di San Giorgio dorato che trafigge il drago.


Proseguendo siamo arrivati al Ponte della Pace,


una passerella pedonale in vetro e acciaio che attraversa il fiume Mtkvari,


da qui abbiamo fotografato la città in notturna e poi siamo tornati al parco di Rike dove ci siamo mangiati delle fantastiche churchkela,


dolce tradizionale preparato con  noci o nocciole che vengono infilzati ed immersi in succo d’uva, melograno e tanti altri frutti. Il giorno seguente siamo andati a visitare la Cattedreale di Tsminda Sameba,


principale cattedrale ortodossa di Tbilisi, per nostra sorpresa era  presente Elia II il Patriarca della Georgia, siamo stati molto fortunati ad assistere a questa bellissima cerimonia, ma soprattutto a goderci la presenza del Patriarca di tutta la Georgia.


Sono presenti molti fedeli, tutti molto entusiasti ed eccitati, tutte le donne hanno il capo coperto da un foulard, quasi tutti i presenti hanno una candela accesa in mano, ascoltando e pregando tutti insieme, insomma una bella atmosfera mistica. Dopo la cerimonia il Patriarca ha fatto il giro di tutta cattedrale, recandosi anche al piano inferiore dove sono esposte varie icone, fino ad uscire da una porta secondaria, noi naturalmente lo abbiamo seguito facendoci largo tra i fotografi e i giornalisti.


Anche noi eravamo molto soddisfatti e carichi di questo evento, oramai era giunta l’ora di pranzare, quindi siamo andati in un ristorante


e ci siamo fatti una bella abbuffata di khinkali,


ravioli che possono contenere  ripieno di carne, patate o funghi e conditi con pepe; ottimi, ne abbiamo mangiati molti durante il nostro soggiorno qui in Georgia. Dopo pranzo siamo andati in direzione del Palazzo Presidenziale, che non è accessibile, abbiamo attraversato il Ponte Batatashvili, fino ad arrivare alla Torre dell’Orologio,


che pende in maniera pittoresca accanto al Teatro delle Marionette, mentre subito dopo si trova la Basilica di Anchiskhati, la chiesa più antica ortodossa di Tbilisi, la quale si trova vicino al parco  Erekle II moedani, sul quale si affaccia la residenza catholicos-patriarca, fino ad arrivare alla Cattedrale di Sioni. La cattedrale attuale risale al XIII secolo, poiché in passato ha subito distruzioni da parte di invasori stranieri, varcando il portone di entrata, alla sinistra dell’altare è custodita la venerata Croce di Santa Nino, qui abbiamo assistito al battesimo ortodosso di due bambini.


Dopo questa visita, ci siamo diretti verso la maestosa Cattedrale Armena di San Giorgio, una delle più antiche chiese armene a Tbilisi, proseguendo il nostro giro siamo arrivati al  Tempio del Fuoco di Ateschga, che era chiuso, ma bussando alla porta ci ha aperto un ragazzo, il quale ci ha mostrato quel poco rimasto di questo culto zoroastriano in Georgia, come ultima tappa siamo andati alla Chiesa di Betlemi. La serata l’abbiamo trascorsa nel parco di Rike dove c’era una festa con varie bancarelle e dove ci ha sorpreso un bell’acquazzone.  La mattina seguente a colazione ci siamo mangiati  un  gustoso khachapuri penovani ,


un quadrato di pasta ripiegato in quattro parti con il formaggio all’interno della leggera crosta e poi via in metro fino alla fermata Didube, dove si trova la stazione delle marshrutka ( minibus adibito al trasporto pubblico) direzione Ananuri, che abbiamo raggiunto dopo circa un’ora percorrendo la strada militare georgiana, un arteria ricca di suggestivi paesaggi che vanno lungo la catena caucasica dalla Georgia fino ad entrare oltre confine in Russia. Ananuri è una cittadella fortificata che sorge in una posizione magnifica, esaltata dal lago artificiale di Zhinvali,



all’interno della fortezza si trovano due chiese: la Chiesa dell’Assunzione,


Chiesa della Dormizione
ed un bellissimo campanile.


Lo scenario è incantevole ed è inutile sottolineare quanto tempo siamo stati qui a fotografare ed a filmare. Il giorno seguente abbiamo lasciato Tbilisi e ci siamo diretti a Kazebegi, percorrendo di nuovo la strada militare,


superando il passo di Jvari situato a 2379 m. di altitudine,


che si snoda tra i monti del Caucaso innevati, con ghiacciai, uno scenario mozzafiato.


Dopo circa 3 ore di viaggio siamo arrivati al villaggio di Kazebegi,


il quale sorge in una valle a 1750 m. di altitudine e a 15 km. dal confine russo, con la vetta del Monte Kazbek che domina su tutta la valle.


Dopo esserci sistemati nella guest house abbiamo fatto un giro per il villaggio, che è molto carino, circondato dai monti, bellissime vallate, tanti ristoranti e tantissimi turisti. La mattina successiva ci siamo alzati molto presto per effettuare la nostra escursione, visita alla Chiesa di Tsminda Sameba, situata a 2200 m. di altitudine sopra Kazbegi.


Siamo partiti a piedi attraversando il ponte sul fiume Tergi, arrivando al villaggio Gergeti abbiamo iniziato la nostra salita attraversando il bosco dove si snodano i sentieri, in compagnia di un bellissimo cane. Ogni tanto ci fermavamo per riposarci e naturalmente il nostro amico ci aspettava, ma alcune volte anche lui aveva problemi a salire così noi aspettavamo lui.


E’ stata una bella scarpinata fino alla meta, ci abbiamo impiegato un ora, ma che dire, ne è valsa la pena. Il nostro amico ci ha accompagnato e poi è risceso da solo, non ci sono parole. Uno scenario meraviglioso, quello che vedevamo dalla piazza del villaggio ora è davanti a noi, questa meravigliosa chiesa trecentesca in una posizione così isolata ed impervia.


Siamo fortunati , c è solo un gruppetto di persone che hanno trascorso la notte qui, dormendo nelle tende per potere continuare il loro trekking fino a raggiungere qualche ghiacciaio,


quindi siamo ancora più felici così ci possiamo godere il silenzio e lo scenario che ci circonda.


Siamo entrati in chiesa, erano presenti due preti in preghiera e noi, sembrava di stare davvero in un’altra epoca.
Da qui abbiamo iniziato a camminare, salendo sulla cresta del monte alle spalle della chiesa,


avvicinandoci al ghiacciaio,


qui ci siamo rilassati un pò, rifocillati per poi tornare davanti alla chiesa , che ora è presa d’assalto dai gruppi di turisti che sono saliti in jeep. Siamo stati quassù  in tutto sei ore, rilassati e sdraiati sui prati verdi circondati da coloratissimi fiorellini, a goderci quest’incantevole atmosfera e panorama.


Piano piano siamo scesi verso il villaggio, che è molto vivo, un pasto a base di kinkali e poi in relax in un parco, stanchi ma allo stesso tempo molto soddisfatti. Il giorno seguente siamo andati nella regione del Kakheti più precisamente a  Sighnaghi,


 raggiunta in marshrutka in compagnia di questa meravigliosa gente del posto, molto gentile e cordiale. La viaggiatrice al mio fianco ci ha voluto offrire a tutti i costi delle ottime ciliegie, che dire siamo coccolati. Arrivati a destinazione ci siamo rilassati nella guest house gustandoci un tè (offerto dalla proprietaria)in sua compagnia e delle sue graziose figlie che ci guardavano incuriosite e sorridenti, insomma stavamo tutti bene. Dopo un po’siamo usciti per conoscere questa graziosa città,


ci siamo diretti verso la cinta di  mura difensiva, lunga 4km. con 23 torri e 6 porte. Una parte di queste mura si trovano sulla cima della collina, da qui la veduta è sublime, si può ammirare la Valle dell’Alazani  fino ad arrivare ai Monti del Caucaso, continuando si possono visitare la Chiesa di StepanTsminda, situata all’interno di una torre e l’ottocentesca Chiesa di Tsminda Giorgi.


Il giorno seguente dopo una colazione a base di lobiani, focaccia ripiena di crema di fagioli, ci siamo diretti a piedi verso il Convento di Bodbe,


che dista 2 km. da Sighnaghi. La passeggiata è stata molto piacevole, ma ancora di più il convento, circondato da cipressi, sulla collina che si affaccia sulla valle, un luogo di pellegrinaggio dedicato a Santa Nino poiché al suo interno in una piccola cappella si trova la sua tomba, ricoperta in parte d’argento, con un’aureola turchese smaltata incastonata di gioielli, molto frequentata dai pellegrini, tutti in fila attendono il loro turno per entrare, come del resto abbiamo fatto anche noi. Nella parte esterna della chiesa, c’è una scalinata, composta da 572 gradini che porta lungo un sentiero di 800 m.


e raggiunge un’altra piccola cappella, costruita sopra la Sorgente di Santa Nino, sgorgata dopo che la beata si fermò a pregare sul posto. In questo luogo i pellegrini oltre a bere l’acqua santa, che è molto buona e fresca, s’immergono in una vasca, togliendosi i propri abiti ed indossando un vestito bianco, pregano si purificano e chiedono delle grazie.


I pellegrini presenti ci hanno invitato ad immergerci, ma noi ci siamo limitati a bere e riempire la nostra bottiglia d’acqua. Dopo parecchio tempo, siamo tornati indietro verso la chiesa e poi sempre a piedi siamo tornati nella guest house, dove abbiamo mangiato degli ottimi piatti georgiani che ci ha preparato la padrona di casa la signora Tea. Questa famiglia è molto ospitale, fa di tutto per  farci stare bene, ci offrono tutto quello che hanno dai dolci ai popcorn, semi di girasole, caffè, tè, insomma ci viziano un pò. In serata, dopo aver aiutato la figlia più grande, che si chiamo Nino, a fare i compiti d’inglese, ci siamo rilassati sulle note del piano suonato dalla stessa appositamente per noi. La mattina seguente abbiamo raggiunto sempre con la marshrutka la città di Sagarejo , per poi andare in taxi, poiché non ci sono trasporti pubblici a Davit Gareja,


una località sperduta situata sul confine con l’Azerbaigian. Il viaggio in taxi è durato circa 2 ore, prima lungo una strada asfaltata e poi lungo una strada molto tortuosa arida e semi desertica. Arrivati nella parte più bassa del complesso monastico scavato nella roccia, siamo partiti a piedi per il nostro itinerario, partendo dal  Monastero di Lavra,


tuttora abitato da alcuni monaci, disposto su tre livelli. Entrando e scendendo nel cortile si possono vedere le grotte di Davit e del suo discepolo Lukiane, qui si trova  la Chiesa Peristsvaleba, del VI secolo, che ospita le loro tombe. La chiesa era piena di fedeli poiché c’era la messa a cui abbiamo partecipato e poi ci siamo messi in fila per visitare le tombe. Alcune grotte sono ancora abitate dai monaci, a ridosso delle mura alcuni fedeli erano intenti a cucinare un pentolone di carne. Da qui, ci siamo diretti verso il Monastero di Udabno,






percorrendo un sentiero in salita, un po’ faticoso, anche perché faceva caldo, da quassù si vedono le pianure che si estendono in territorio azero. Ci sono molte grotte: il refettorio, la Chiesa dell’Annunciazione e la Chiesa di San Giorgio. Siamo saliti ancora, sempre circondati da questa bellissima vallata, abbiamo raggiunto una chiesa di pietra in cima alla collina e qui c’erano due soldati georgiani che controllavano il confine, e noi ci siamo chiesti :”Tutti i giorni fanno questa strada fin quassù?”


Siamo scesi di nuovo, sempre godendoci tutto questo che ci circondava e dopo due ore di visita eccoci di nuovo al punto di partenza, dove ci attendeva il tassista che ci ha riportato fino a Sagarejo, poi la marshrutka fino a Tsnori, mentre aspettavamo un mezzo per tornare a Sighnaghi, si è fermato un signore, con il suo autocarro per la riparazione dei lampioni, che ci ha dato un passaggio fino a destinazione, il viaggio è stato molto movimentato, prendeva le curve un pochino larghe, i pneumatici fischiavano, ma nello stesso tempo piacevole poiché a gesti siamo riusciti a scambiarci qualche curiosità. Rientrati nella guest house Tea ha cucinato di nuovo per noi e poi si è offerta per passarmi la piastra sui capelli, insomma coccole su coccole.


Che bello stare qui! La mattina seguente dopo aver salutato tutta la famiglia, ci siamo recati alla stazione e siamo partiti per Telavi, attraversando vari paesetti, circondati da vigneti, frutteti e naturalmente montagne. Arrivati in città, ci siamo sistemati nella guest house, dove abbiamo avuto tutto un piano per noi. Dopo aver  scambiato due chiacchiere con George il proprietario di casa, che vive qui da solo con un cucciolo di cane, i figli lavorano a Tblisi e la moglie in America, siamo usciti a  mangiare degli ottimi khinkali e poi siamo andati a prendere la marshrutka  diretta a Tetritsklebi  chiedendo all’autista di farci scendere al bivio per Shuamta. Siamo partiti a piedi lungo una strada alberata per visitare sia il convento di Akhali Shuamta 


che le tre chiese di pietra dello Dzveli Shuamta,


dalle quali abbiamo iniziato percorrendo circa 2 km. a piedi in compagnia di un bellissimo cane, anche con lui abbiamo giocato un po’ lungo il percorso. Ci fermavamo all’improvviso e lui si fermava ad aspettarci, però anche lui ogni tanto andava a curiosare nel bosco e noi lo aspettavamo, ci ha accompagnato fino a destinazione.


Questo complesso è molto antico, va dal V al VII secolo, visitandolo sempre in compagnia del nostro amico. All’entrata del complesso, c’è una casina tutta in legno, che degli operai stanno ristrutturando, qui abita un monaco-guardiano, che pace vivere qui, tra il silenzio della natura. Tornando indietro,sempre in compagnia del nostro amico a quattro zampe, ci siamo fermati al convento di Akhali Shuamta, sulla porta d’entrata c’è scritto che bisogna suonare per entrare,


infatti  è venuta ad accoglierci una suora, che ci ha accompagnato all’interno della chiesa, che ha dei bellissimi affreschi del 500, ma purtroppo non abbiamo potuto fotografarli. Mentre eravamo lì sono arrivate altre suore e si sono messe a pregare, abbiamo partecipato per un po’e poi siamo usciti fuori e chi c’era a dormire all’ombra di un albero, il nostro amico! Siamo passati in silenzio, ma se n’è accorto, allora eccolo di nuovo con noi fino alla fermata in attesa di un mezzo per tornare a Telavi, nel dubbio che passasse abbiamo fatto l’autostop e si è fermato un signore molto gentile, che parlava inglese, il quale ci ha lasciato nei pressi del mercato.


Qui abbiamo acquistato ciliegie, fragole e matsoni, bevanda acida a base di yogurt, che ci siamo mangiati, seduti nella veranda della guest house, con veduta dei monti caucasici. Il giorno seguente George si è offerto di accompagnarci a vedere un famoso platano di 900 anni, enorme e spettacolare,


poi alla stazione per prendere la marshrutka per andare a visitare il Monastero di Ikalto,


l’autista del mezzo ci ha lasciato al bivio e via a piedi per 2 km. Nel complesso monastico che si trova in un boschetto di cipressi è possibile ammirare la Chiesa della Trasfigurazione, la Chiesa della Sameba (Trinità),


nell
a parte alta della facciata si può vedere un piccolo rilievo raffigurante tre santi, 

la Kvelatsminda (Chiesa di Santa Maria) e l’Accademia medievale, una costruzione senza tetto dove si ritiene che il poeta Shota Rustaveli abbia studiato. Da qui sempre a piedi siamo tornati sulla strada principale in attesa della  marshrutka diretta alla Cattedrale di Alaverdi,


il principale centro spirituale del Kakheti con  al suo interno un dipinto cinquecentesco raffigurante San Giorgio e il drago. Siamo stati molto tempo qui a goderci questo luogo meraviglioso gremito di fedeli. Tornati a Telavi, ci siamo mangiati un khachapuri e poi siamo andati a visitare il Castello di Batonistsikhe,


la residenza dei re nel Kakheti, però in questo periodo è chiuso poiché lo stanno restaurando, quindi ci siamo limitati a fare delle foto esternamente e poi ci siamo seduti nel giardino pubblico, sgranocchiando i semi di girasole, come fanno tutti i georgiani. Il giorno seguente siamo andati a visitare il Monastero di Nekresi,


l’autista della marshrutka ci ha lasciato al bivio e via altri quattro  km. a piedi, lungo la strada ci sono piante di gelso che abbiamo mangiato tra una sosta e l’altra facendo l’autostop, per fortuna si sono fermati degli operai molto gentili i quali hanno allungato il loro percorso per accompagnagnarci fino al punto di partenza delle marshrutka che fanno da spola su e giù per la collina a un chilometro e mezzo prima di arrivare al monastero. Da qui insieme ad altri visitatori, con la marshrutka ci siamo arrampicati sulla collina ammirando la meravigliosa valle dell’Alazani con i suoi vigneti.


Il complesso è composto da una chiesa edificata tra l’VIII e il IX secolo, mentre al centro sorge una piccola chiesa con accanto il palazzo vescovile con una marani (cantina per il vino)


e una torre cinquecentesca. Un’altra Chiesa di rilievo da visitare è quella dell’Assunzione, con un interno annerito dal fumo ed alcuni dipinti del XVII secolo.


Siamo stati un bel po’qui, fotografando, filmando e godendoci questa atmosfera incantata. Ripresa la marshrutka per ridiscendere, ci siamo incamminati di nuovo per raggiungere la strada principale a piedi, naturalmente mangiando i gelsi ed ecco che al primo tentativo di autostop, si è fermato un ragazzo che ci ha accompagnato fino a Gremi, che fortuna!Questa pittoresca cittadella


fu la capitale del Kakheti dal 1466 al 1672, ai piedi della fortezza si può vedere un ritratto della regina del Kakheti Ketevan, che fu torturata a morte poiché si rifiutò di rinnegare la fede cristiana. All’interno della cittadella è possibile visitare la Chiesa degli Arcangeli, dove è sepolto il Re Levan, che la edificò nel 1565, con dei bellissimi affreschi. Accanto alla chiesa c’è un museo molto interessante ed una torre, dalla quale si può ammirare uno splendido panorama.


Dopo parecchio tempo, siamo tornati sulla strada per prendere la marshrutka per Telavi ed insieme a George, siamo andati a mangiare degli ottimi khinkali. Tornati nella guest house abbiamo giocato con il cucciolo, George ha suonato la chitarra e poi ci siamo fatti delle foto ricordo.


Il giorno seguente siamo tornati a Tbilisi, George ha chiamato un suo amico che fa il tassista facendoci pagare la tariffa georgiana e non turistica. Abbiamo viaggiato insieme ad una coppia georgiana, ascoltando musica locale, inglese ed anche italiana, vanno per la maggiore: Al Bano, Celentano e Cutugno. Dopo un’ora di viaggio eravamo già a Tbilisi, la guida del tassista era un pò spericolata, ma siamo arrivati sani e salvi. Dopo esserci sistemati nella guest house che si trovava nella zona di Marjanishvili, anche questa zona  molto carina e piena di negozi di qualsiasi genere, soprattutto formaggio, in metro siamo andati alla stazione degli autobus e abbiamo preso la marshrutka diretto a Mtskheta,


che abbiamo raggiunto dopo circa 20 minuti di viaggio. Purtroppo al nostro arrivo è iniziato un bel temporale, quindi siamo stati fermi al riparo per un bel pò, appena è diminuito siamo andati a visitare la Chiesa di Samtavro,


che oggi fa parte di un convento, fu costruita nel 1130 come chiesa di corte dei signori di Mtskheta e al suo interno sono sepolti il Re Mirian e la Regina Nana. All’interno della tenuta del convento si trova una chiesetta risalente al IV secolo che sorge sul luogo in cui Santa Nino si  fermò per raccogliersi in preghiera. Sono presenti molti fedeli tutti in fila con candele in mano pronti ad entrare per pregare poiché Santa Nino è molto venerata in Georgia. Per fortuna alla nostra uscita era tornato il bel tempo perciò ancora più carichi siamo andati alla Cattedrale di Svetitskhoveli,


la seconda cattedrale più grande della Georgia, conosciuta come il luogo in cui è sepolta la tunica di Gesù Cristo, precisamente nella navata, sotto una colonna squadrata, decorata con affreschi. Intorno alla colonna ci sono molti fedeli che pregano e benedicono i loro acquisti sacri poggiandoli intorno alla stessa. Davanti all’altare ci sono le tombe del Re Erecle II e quella del Re Vakhtang Gorgasali, siamo rimasti molto tempo in questa cattedrale, è molto bella. La cattedrale fuori è circondata da una cinta muraria, dove sono presenti alcune rovine del V secolo, ci siamo riposati un pò all’aria aperta,


girando tra le bancarelle che vendono prodotti sacri e tipici. Il giorno seguente siamo tornati a Mtskheta, per andare a visitare la Chiesa di Jvari,


situata in cima alla collina che domina la città, raggiunta in taxi, non ci sono mezzi pubblici essendo la strada molto tortuosa. Per molti georgiani è il luogo più sacro, anzi il cuore spirituale del paese, poiché sorge nel punto in cui il  Re Mirian fece erigere una sacra croce, subito dopo essere stato convertito al cristianesimo da Santa Nino.


L’interno della chiesa è piuttosto spoglia, ma all’esterno il panorama è splendido, si vede tutta la città e la confluenza dei fiumi Aragvi e Mtkvari, siamo stati qui circa 40 minuti come da accordi presi con il tassista, che ci ha riaccompagnato davanti alla Cattadrale di Svetitskhoveli, dove ci siamo fermati un po’ sgranocchiando qualche churckhela, per poi rientrare  a Tblisi, nei pressi della guest house dove abbiamo mangiato il matsoni, accompagnato da un dolcetto al cioccolato. Il giorno seguente abbiamo lasciato Tbilisi ed in treno abbiamo raggiunto Gori, città natale di Stalin,


il viaggio è stato molto confortevole ed in ottima compagnia. Appena arrivati in città ci siamo diretti alla guest house, lasciati gli zaini siamo andati  alla stazione per prendere la marshrutka direzione Kvakhvreli  e poi da qui 2 chilometri  di cammino sia
mo  arrivati a  Uplistsikhe,  


la città troglodit
a sulla sponda settentrionale del Mtkvari, costruita nell’anno 1000 a.C. Si entra da quella che un tempo era la porta principale e si può ammirare il teatro,


il Tempio di Makvliani, la grande sala detta Tamaris Darbazi, un Tempio del dio sole. In cima alla collina sorge una chiesa del X secolo chiamata Uplistsulis Eklesia e da quassù c’è una bellissima veduta della valle fluviale.



Tornando verso l’uscita siamo passati dalla galleria che un tempo era adibita come via di fuga in caso di emergenza oppure per trasportare l’acqua in città.  Questa volta i 2 chilometri a piedi ce li siamo fatti lentamente, godendoci il panorama e fermandoci a parlare con le persone del posto, abbiamo ripreso la marshrutka per Gori. Arrivati in città ci siamo comprati i khinkali farciti con le patate, che abbiamo cucinato nella guest house, dove si stava bene, eravamo solo noi, i padroni di casa ed il loro cane che era molto socievole. La mattina seguente abbiamo fatto un giro per la città visitando la fortezza che sorge in cima alla collina che domina il centro di Gori,


risalente al medioevo, alla sua base si trova un monumento commemorativo ai caduti della guerra del 2008, un circolo di guerrieri metallici privi di varie parti.


Una passeggiata al mercato, molto colorato e pieno di qualsiasi articolo, noi abbiamo acquistato i pelmeni al formaggio e l’ajika, una salsa al peperoncino ed erbe e naturalmente le buonissime churhkhela che non debbono mai mancare!


Rientrati nella guest house ci siamo preparati il nostro pranzo, un po’ di rilassamento in giardino, dove si stava benissimo ma noi non eravamo lì per rilassarci bensì per visitare, quindi siamo andati al Museo dedicato a Stalin. Questa è l’attrazione più nota di Gori, sorge in un parco nel centro della città, in un palazzo del 1957, al suo interno si può ripercorrere la vita di Stalin, con foto, articoli di giornali, oggetti a lui appartenuti e regali ricevuti dai capi di stato o da semplici ammiratori. All’esterno del museo si può visitare la casetta natale,


dove trascorse i suoi primi quattro anni, in legno e mattoni di fango, ben conservata e protetta da una sovrastruttura, il resto del quartiere fu demolito nel 1930 quando la città fu riprogetta per rendergli onore. Un’altra attrattiva curiosa da visitare, sempre nella parte esterna del museo, è la carrozza ferroviaria nella quale viaggiò per recarsi alla Conferenza di Yalta nel 1945,


il suo interno è molto elegante ed ospita una cucina , il bagno, la sala delle conferenze ed un sistema di climatizzazione primitivo. Lasciato il museo in questo immenso parco, in compagnia degli abitanti ci siamo seduti sgranocchiando semi di girasole. La mattina seguente, dopo aver salutato il nostro amico a quattro zampe , siamo andati a piedi alla stazione ferroviaria, per far rientro a Tbilisi, ma lungo la strada siamo stati accompagnati da almeno quattro cani,  però soltanto due ci hanno accompagnato a destinazione, uno era pure zoppo, mi faceva tenerezza poiché pensavo che dovevano tornare indietro. Seguendo loro siamo stati anche fortunati perché ci hanno fatto scoprire una scorciatoia per raggiungere la stazione, ci hanno accompagnato fino alla biglietteria, che teneri.
Da qui abbiamo preso il treno direzione Kutaisi, nota nell’antichità come Colchide e famosa per essere stata la destinazione di Giasone e degli Argonauti in cerca del Vello d’Oro. Abbiamo impiegato parecchie ore per raggiungerla, ma siano stati in ottima compagnia con i viaggiatori del posto, scambiandoci viveri e cercando di comunicare con un pochino di difficoltà, ma il linguaggio dei gesti è universale! Arrivati alla stazione centrale, in autobus ci siamo recati nel centro della città e da qui a piedi alla guest house. Dopo aver pranzato siamo andati a visitare la Cattedrale di Bagrati,


raggiungendo il Ponte della Catena, attraversando le vie acciottolate, curiosando tra i vari negozi ed il mercato ben fornito, fino a raggiungere la collina di Ukimerioni. La chiesa risale al XI secolo, la cupola centrale fu distrutta nel 1692 dai turchi, lasciando la cattedrale in rovina, ora è stata ricostruita ed in parte restaurata. Il giorno seguente con la marshrutka abbiamo raggiunto l’incrocio che porta al
Monastero di Motsameta,


da qui ci siamo avviati a piedi verso il luogo di destinazione, naturalmente mentre camminavamo, facevamo l’autostop, ormai ci abbiamo preso gusto, per fortuna si è fermato un signore con altri due turisti e ci ha accompagnato fino al monastero, che sorge in cima ad un promontorio roccioso su un’ansa del fiume Tskhaltsitela. Secondo la tradizione locale, se si procede carponi per tre volte sotto l’altare laterale,


dove sono custodite le spoglie dei fratelli Davit e Konstantin Mjheidze, duchi di Argveti, i propri desideri saranno esauditi, noi l’abbiamo fatto, ma non ha funzionato. Mentre tornavamo sulla strada principale a piedi, si è fermato il prete del monastero e ci ha accompagnato fino al bivio, direzione
Gelati. Sempre in autostop, abbiamo raggiunto il bivio che sale fino al complesso monastico, da qui ci siamo incamminati, ma poco dopo si sono fermati due ragazzi, che consegnavano dolci ai negozi nei dintorni, ci hanno accompagnato fino a destinazione e poi sono tornati indietro sulla loro strada.


Gelati fu fondata dal re Davit il Costruttore nel 1106 come centro della cultura cristiana, la
Cattedrale della Vergine, ha al suo interno dei bellissimi affreschi:


la fila di otto aristocratici, Davit il Costruttore raffigurato nell’atto di sorreggere la chiesa, Bargat III con una croce sulla spalla, l’imperatore bizantino Costantino VII e la moglie Elena. In chiesa era presente il prete di nome Antonio nativo di Ushguli, che ci ha raccontato la sua vita e ci ha accompagnato a visitare altre parti della chiesa molto antiche, chiuse al pubblico.


Uscendo fuori si può visitare la
Chiesa di San Nicola e l'Accademia, alla sua sinistra superando la Porta Meridionale, si arriva alla tomba di Daviti il Costruttore. Abbiamo trascorso molto tempo qui, come al solito cerchiamo di assaporare il più possibile i luoghi che visitiamo. Siamo tornati sulla strada principale per tornare a Kutaisi, grazie al passaggio di un ragazzo ci siamo ritrovati in pochissimo tempo nel centro della città, dove abbiamo acquistato pelmeni, pomodori, cipolle e formaggio che abbiamo provveduto a cucinare nella guest house.


In serata, attraversando la piazza dove si trova la fontana Colchide, illuminata, siamo andati a goderci l’atmosfera del parco pubblico della città, molto curato, pulito, pieno di georgiani che si rilassano con le loro famiglie, insomma vivibile.


Il giorno seguente sempre in marshrutka abbiamo raggiunto il
Canyon di Martvili,


una meraviglia della natura, insieme ad altri turisti abbiamo affittato un gommone e abbiamo fatto il giro tra le gole del fiume Abasha, il tutto è durato circa 15 minuti,

tornati al punto di partenza, abbiamo fatto un percorso a piedi lungo il quale, si possono vedere cascate e ponti naturali calcarei, una magnifica esperienza tra la natura.


Da qui siamo stati costretti a tornare a Kutaisi, per prende la marshrutka per andare a visitare la
Grotta di Prometeo, un'altra meraviglia naturale della Georgia.


Le grotte in tutto sono sedici e furono scoperte nel 1984, ma soltanto dal 2011 sono aperte al pubblico, il percorso a piedi è lungo 1060 m. e sono uno spettacolo di bellezza di stalattiti, stalagmiti, formazioni rocciose alternate a formazioni calcaree.


La visita è molto piacevole, in compagnia di una guida che parla georgiano ed inglese, si attraversano queste meraviglie accompagnate da musica classica e da un’illuminazione colorata, che le rende ancora più suggestive. Al termine della visita che è durata circa un ora, siamo usciti in barca lungo un percorso di 280 m. del fiume sotterraneo. Sempre con la marshrutka siamo tornati a Kutaisi, questa volta passeggiando vicino al mercato abbiamo scoperto una bevanda di origine russa e ucraina, chiamata kbac,


che abbiamo g
radito anche nei giorni successivi.
La mattina seguente abbiamo ripreso la marshrutka fino al bivio direzione Martvili e qui abbiamo fatto l’autostop per andare al
Canyon di Okatse, ci è andata bene dopo circa mezz’ora d’attesa, si è fermato un pulmino con a bordo dei turisti russi e neozelandesi, che erano diretti anche loro verso la nostra meta. Insieme a loro dapprima abbiamo visitato la cascata di Kinchkha, molto bella anche se il livello dell’acqua non era molto alta.


Dopo questa escursione, i nostri amici si sono offerti per accompagnarci al Canyon di Okatse,
visto che anche loro erano diretti lì, arrivati sul posto li abbiamo ringraziati ed abbiamo proseguito per conto nostro. Dopo aver acquistato il biglietto d’ingresso abbiamo iniziato il percorso a piedi per raggiungere la passerella lunga 1 km. da dove si può godere di questa meraviglia naturale.


Lungo la strada abbiamo fatto amicizia con tre ragazze che lavorano con la Onlus Medici senza Frontiere, una francese, un’armena e l’altra georgiana, Nino, che parla molto bene l’italiano.


Abitano tutte a Tblisi, ma sono venute a trascorrere il weekend in questa meravigliosa valle. Abbiamo camminato parecchio sotto al sole rovente, ma il tempo è trascorso piacevolmente poiché eravamo in ottima compagnia. Arrivati alla passerella, sotto i nostri occhi e tutto intorno a noi, abbiamo potuto esplorare le profonde vallate e le bellissime cascate, veramente molto emozionante. Con calma insieme alle nostra amiche siamo tornate indietro sempre a piedi, riposandoci ogni tanto e sorseggiando dell’acqua, arrivati al punto da dove eravamo partite ci siamo scambiati i nostri contatti dopodiché, loro sono tornate nella guest house lì vicino per pranzare e noi ci siamo sdraiati nel parco gustandoci uno spuntino a base di lobiani. Dopo un po’ abbiamo deciso di tornare a Kutaisi, purtroppo da qui non ci sono marshrutka verso la nostra destinazione, quindi via con l’autostop, ma dopo circa un' ora eravamo sempre lì, pertanto siamo tornate nella guest house dove erano le nostre amiche ed insieme a loro abbiamo preso un taxi. Arrivati in città loro sono andate a prendere la marshrutka per Tbilsi e noi siamo andati nel centro della città, a fare acquisti per la cena, che abbiamo preparato nella guest house.
La mattina seguente abbiamo lasciato Kutaisi, in marshrutka ci siamo diretti a Mestia,


un viaggio un po’ lungo, il paesaggio che abbiamo attraversato era incantevole, si continuava a salire sui monti del Caucaso maggiore. Arrivati a destinazione, siamo andati nella guest house che si trova nel centro della città, ad accoglierci abbiamo trovato Tina una donna molto socievole e gentile, ci ha offerto un tè con dei biscotti. Dopo lo spuntino, siamo andati a visitare questo villaggio pittoresco, ai piedi del monte Ushba, con le sue caratteristiche koshki,


torre difensiva in pietra progettata per accogliere o difendere gli abitanti dei villaggi in caso d’invasione. Che dire una visione spettacolare, sembra di stare in un mondo fiabesco, monti con i loro picchi innevati, torri, la valle che inizia a colorarsi dai fiorellini ed il fiume Mulkhura che fa da cornice a questo scenario.


Siamo andati al
Museo di storia ed etnografia, al cui interno sono raccolti antichi oggetti degli abitanti dei villaggi dello Svaneti,


una mostra fotografica dell’italiano Vittorio Sella, con immagini dello Svaneti risalenti al 1890,


ma il pezzo più importante è il Tesoro della regina Tamar. In serata rientro nella guest house, dove Tina ci aveva preparato un’ottima cena a base di piatti georgiani.


La mattina seguente ci siamo aggregati ad altri turisti per condividere un mezzo che ci portasse a
Ushguli,


che si trova a 47 km. da Mestia a 2100 m. sopra al livello del mare, la località più elevata d’Europa ad essere abitata in maniera continuativa e stabile. La strada per raggiungerla è impraticabile, ma in jeep con circa 2 ore di viaggio siamo riusciti ad arrivare a destinazione. Questo villaggio si trova nell’alta valle dell’Enguri ai piedi del Monte Shkhara, 5068 m. la vetta più alta della Georgia, anche qui primeggiano le torri.


Questa è una località estremamente suggestiva , formata da un gruppo di villaggi che sono, Murqmeli, Chazhashi, Chvibiani e Zhibiani.


Nella parte alta di Ushguli, posizionata su di una collina , davanti al Monte Shkhara, sorge la
Chiesa della Vergine Maria, risalente al XII secolo, con una torre difensiva accanto. Abbiamo impiegato 2 ore a visitare questa meravigliosa località,


il tempo giusto stabilito dal nostro autista, che abbiamo raggiunto al punto di partenza e via di nuovo 2 ore di viaggio lungo la strada impervia per tornare a Mestia. Arrivati alla guest house eravamo molto contenti di quest’esperienza, un posto incantevole, indimenticabile. Il giorno seguente sotto un temporale molto forte ci siamo diretti, sempre in marshrutka a
Batumi, il viaggio è durato 5 ore, per fortuna al nostro arrivo ha smesso di piovere, perciò abbiamo raggiunto facilmente la guest house. Appena arrivati la padrona di casa ci ha offerto un tè con i biscotti, abbiamo provato a parlare un pochino, ma purtroppo la signora parlava solo georgiano e russo, per fortuna le figlie che sono tornate in serata, parlavano inglese. Siamo andati a fare una passeggiata lungo Batumis bulvari, un parco stretto di fronte alla spiaggia principale, lunga 6 km, si incontrano molti turisti, tantissimi caffè, alberghi, ristoranti e casinò, naturalmente tutto rigorosamente pulito. Lungo questa via c’è una bellissima ruota panoramica, la Torre dell’Alfabeto, alta 145 m., con una terrazza panoramica ed un ristorante girevole,


Ali e Nino
,(protagonisti dell’omonimo romanzo,che ho letto, bellissimo) una scultura metallica alta 7 m., raffiguranti due innamorati che si guardano, si incontrano, si baciano, entrano ognuno nel corpo dell’altro e per finire si danno le spalle in senso di abbandono.


Mentre eravamo qui a fotografare ed a filmare, sono arrivati un gruppo di giovani con costumi tradizionali ucraini,


noi naturalmente incuriositi ci siamo avvicinati e ci hanno detto che nel teatro lì vicino c’era uno spettacolo di danze folcloristiche internazionale del Caucaso, che non ci siamo fatti sfuggire.


Una rappresentazione meravigliosa, bellissimi costumi, musica tradizionale, ma soprattutto molto professionali dai bambini, ragazzi ed adulti.



Il giorno seguente siamo andati al
Giardino Botanico,


sembra una foresta sub-tropicale dove cresce la vegetazione di varie parti del mondo, una bellissima passeggiata tra la natura. Rientrati in città, siamo andati a vedere lo spettacolo al
Delfinario, molto bello ed emozionante, i delfini sono straordinari e i loro istruttori professionali e coinvolgenti.


Il giorno seguente ci siamo goduti una mattinata al mare, sdraiati al sole



e poi una passeggiata verso il porto fino ad arrivare in
Piazza Europa,


uno spazio con fontane musicali, qui svetta la
Statua dedicata a Medea. In serata siamo stati nella guest house, dove la padrona di casa insieme alle figlie stavano preparando la salsa di tkemali, a base di prugne rosse, aglio, coriandolo e aneto, che ci hanno fatto assaggiare e poi ce ne hanno regalato una bottiglia. Hanno preparato in nostro onore un’ottima pizza vegetariana in segno d’amicizia e saluto finale, naturalmente non sono mancate le foto di rito, con loro 


e i loro gatti.


La mattina successiva in marshrutka siamo andati a
Akhaltsikhe, che in georgiano significa “Castello Nuovo”, ma in realtà il castello che domina la città risale al XII secolo. Abbiamo iniziato la nostra escursione proprio da Rabati,


la città vecchia, che sorge su di una collina lungo la sponda del fiume Potskhovi, intorno al castello vi sono alcune darbazebi, case tradizionali georgiane. All’interno del castello c’è una moschea risalente al 1752,



i resti di una madrassa,


una sinagoga, una chiesa armena e una cattolica.



Il giorno seguente siamo andati a
Vardzia,


che dista 60 km. da Akhaltskhe, la città rupestre scavata nel fianco del monte Erusheli, fatta costruire dalla regina Tamara nel 1185. La strada per raggiungerla segue il corso del fiume Mtkvari, attraversando una valle molto bella che si estende sui versanti rocciosi delle colline.



Vardzia si sviluppa su 13 piani, 119 gruppi di grotte, con 409 camere, 13 chiese e 25 cantine per il vino. Al suo interno sorge, la
Chiesa dell’Assunzione, con un portico a due arcate, l’interno è molto bello con affreschi (in restauro) risalenti al 1184,


emozionante perdersi tra percorsi scavati nella roccia attraversando molte stanze
. Camminando in questa città abbiamo raggiunto il livello più basso dove porta ad una galleria (dal di fuori impossibile individuarla), usata per rifornimenti e fuggire dagli invasori, la quale percorrendola verso il basso ci porta fuori dalla città rupestre ai piedi della collina. L’abbiamo girata in lungo e largo, che dire uno spettacolo sublime per i nostri occhi, caratterizzato anche dal paesaggio che si gode da quassù.


Il giorno seguente ci siamo diretti a
Borjomi, una piccola e piacevole località di villeggiatura, nella valle in cui scorre il fiume Mtkvari ad 850 m. sopra il livello del mare. Questa località è conosciuta per la sua acqua curativa, infatti è una meta molto apprezzata dai georgiani. Nel Parco delle Acque Minerali,


camminando lungo il fiume si trovano molte fonti, ma quella più importante dalla quale sgorga acqua curativa si trova appena passato il cancello di entrata al parco che ha reso famoso questo luogo.



Le persone che passano da qui fanno riempire da una addetta le loro bottiglie di questa famosa acqua.



Questa acqua di origine vulcanica è spinta in superficie dall'anidride carbonica naturale, ricca di bicarbonato di sodio, arriva in superficie ancora calda e composta da oltre 60 diversi minerali, piacevole per le nostre papille gustative. I disegni delle etichette risalgono ancora al periodo sovietico quando veniva imbottigliata ed esportata in tutta l'URSS.



La prima zona del parco contiene giostre e giochi per bambini, costeggiando il fiume ad un certo punto inziano 3 sentieri, noi abbiamo percorso quello di 6 km attraverso il quale si raggiunge una radura dove lo Zar fece costruire una vasca nel punto in cui sgorga l'acqua tiepida di sorgente, qui si trova un prato e tutto quello che può rendere confortevole e divertente per adulti e bambini il tempo trascorso qui.



La foto sottostante rappresenta la bottiglia dell'acqua che troviamo oggi nei negozi.


La mattina seguente siamo tornati a Tbilisi da dove siamo partiti in treno destinazione
Azerbaigian.

Il viaggio in Georgia è stato pieno di sorprese, avvincente e mi ha segnato molto. Prima di partire sapevo ben poco di questi paesi ex sovietici, ma vivere e condividere quest’esperienza con i georgiani, mi ha fatto venire la voglia di scrivere quello che ho visto e provato, nella speranza che susciti a molte persone la curiosità di visitare questo paese.

 

 

 

 

 


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