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Diari di viaggio di Antonietta e Giovanni

ARGENTINA


    

 


Il nostro viaggio in Argentina, inizia partendo da Roma fino ad Amsterdam e da qui un lungo viaggio fino a Buenos Aires. In aeroporto abbiamo acquistato una tessera Sube ricaricabile per il trasporto, presso il chiosco che ha come insegna “Aperto 25 ore su 24”, poi dopo circa due ore di viaggio in bus, siamo arrivati nel centro di Buenos Aires.
Il nostro albergo si trova a San Telmo, un quartiere storicamente interessante, con edifici coloniali e vicoli acciottolati. Qui la domenica intorno a Plaza Dorrego e lungo le vie adiacenti si svolge un mercato molto interessante,

con vendita d'antiquariato, prodotti tipici artigianali, vestiario, souvenir e tante chincaglierie, da non perdere. Da San Telmo siamo andati a fare una passeggiata lungo la via pedonale Florida, affollata di gente, con molti negozi per lo shopping, ristoranti, caffè, fino ad arrivare a Plaza de Mayo, anche essa piena di gente, qui ci siamo seduti su di una panchina per goderci la visione dei monumenti che la circonda. Al centro di questa piazza si innalza la Piramide de Mayo, un obelisco bianco che celebra il primo anniversario dell'indipendenza di Buenos Aires dalla Spagna. Un edificio molto importante è la Casa Rosada,

la facciata rosa e l'architettura la fanno assomigliare a una residenza nobiliare, è uno degli edifici più noti e fotografati di tutta l'Argentina. Intorno a Plaza de Mayo sorge la Catedral Metropolitana, dedicata alla Santissima Trinità, è la chiesa madre dell' arcidiocesi di Buenos Aires. All'interno c'è il museo dedicato a Papa Francesco, si possono vedere diversi oggetti liturgici e personali utilizzati dal Cardinale Jorge Mario Bergoglio, quando era Arcivescovo di Buenos Aires. Un altro museo molto interessante, sempre intorno a Plaza de Mayo, è il Cabildo,

il palazzo comunale, risalente al periodo coloniale, quando la città faceva parte dell'impero spagnolo. Al suo interno
sono custoditi quadri, documenti, cimeli e gioielli del XVIII secolo, che testimoniano il contesto storico nel quale maturò la rivoluzione del 1810.
Buenos Aires ha la linea di trasporto pubblico da far invidia, gli autobus passano frequentemente e raggiungono facilmente qualsiasi quartiere, pertanto è stato il nostro mezzo di spostamento in città oltre a “sola e tacchi”! La Boca, uno dei quartieri più famosi e visitati di Buenos Aires, le principali attrazioni che richiamano i turisti sono la celebre strada di Caminito,

caratterizzata dalle casette dipinte, negozi di souvenir e tantissimi ristoranti, dove è possibile ascoltare musica argentina dal vivo e godersi spettacoli di ballerini di tango.

Altra importante attrazione è lo
Stadio Alberto Josè Armando, universalmente noto come La Bombonera, sede e campo di gioco del celeberrimo Boca Juniors. Ubicato vicino al Río de la Plata, Puerto Madero è una zona molto gradevole per passeggiare lungo i viali, fino al Puente de la Mujer (Ponte della Donna), ma anche per visitare due navi la Fragata Sarmiento e la Corbeta Uruguay, che ormeggiano lungo i bacini.

Un altro quartiere molto interessante è
Palermo, con case eleganti, vasti parchi con monumenti, intorno alla Plaza Serrano, ci sono molti bar e ristoranti. Il quartiere di Recoleta nacque grazie all'ordine francescano del "Convento de los Recoletos", che si stanziò nella zona all'inizio del XVIII secolo. I frati crearono un convento, un cimitero e la Basilica di Nostra Signora del Pilar. Il cimitero è un luogo turistico molto visitato, poiché ospita le tombe di personaggi di spicco, come Eva Perón (Evita), Carlos Pellegrini, Nicolás Avellaneda e Bartolomé Mitre. Un luogo che abbiamo frequentato molto è la stazione di Retiro, da qui partono autobus e treni che collegano Buenos Aires a tutte le altre località del paese. A tal proposito da qui siamo partiti per visitare i dintorni della città, una di queste è Tigre, una piccola località che sorge sul delta del Rio Paranà,

attraversata da piccoli fiumi e ruscelli che formano numerose isolette dalla fitta vegetazione. Da sempre è stata un importante punto di riferimento per il trasporto e la lavorazione del legname, ma è anche un vivace centro di artigianato. La città è ricca di negozi d’antiquariato oltre che di bar e ristoranti sul lungofiume, ma l'attrazione principale è navigare il Rio Paranà, con una “lancia di linea”, il mezzo usato dai locali. Lungo la riva del fiume si trovano varie tipologie di abitazioni, dalle umili baracche alle ville più eleganti, ma va detto anche che molte altre isole preservano fortunatamente un atmosfera integra e distaccata, dove ancora la gente vive in maniera semplice in case di legno in riva al fiume, lo scenario è davvero suggestivo.

A circa 115 km. da Buenos Aires, più precisamente nella Pampa,si trova
San Antonio de Areco, una piccola cittadina tranquilla, con pittoresche vie in stile coloniale, dimora dei gauchos (mandriano della pampa). Attraversando il Puente Viejo, si raggiunge il Museo Gauchesco Ricardo Guiraldes,

racchiuso in una riproduzione di un casco (casa colonica), al suo interno sono esposte oggetti di selleria, opere d'arte gauchesca,un piccolo negozio con telaio, dove una simpatica donnina ci ha spiegato la procedura per realizzare il poncho gaucho. Molte sale sono dedicate proprio al gaucho Ricardo Gurialdes, autore del romanzo Don Segundo Sombra (tradotto in varie lingue). Un luogo molto interessante che ci ha aiutato a comprendere la vita da gaucho, assolutamente da visitare. Sempre nei dintorni di Buenos Aires, si trova la città di
Lujan, molto tranquilla, ma nota per la Basilica Nuestra Senora de Lujan, una meta di pellegrinaggio molto ambito per gli argentini, al suo interno si può vedere la statua di 38 centimetri della Vergine.

Il principale mezzo di trasporto pubblico per raggiungere Mar del Plata è l'autobus, detto colectivo, situata sulla costa dell'oceano Atlantico, raggiunta dopo circa sei ore di viaggio. Qui gli argentini vengono a trascorrere le loro vacanze, che dire, spiagge e mare strapiene di gente, tutti ammucchiati, sembra di stare ad Ostia!Le spiagge sono tutte raggiungibili in bus,dalla Playa Bristol,

con un molo, ristoranti e il casinò,
Playa la Perla, apprezzata dai giovani, con stabilimenti balneari attrezzati, Playa Grande, anche essa con bellissimi stabilimenti e tante altre. A piedi abbiamo raggiunto il porto, qui i pescherecci arrivano sempre carichi di pesce fresco, naturalmente io ho mangiato un'ottima frittura di calamari. Mentre eravamo lì ad ammirare lo scenario ed ascoltare il musicista di turno che intratteneva turisti con canti e balli, ecco che appaiano all'improvviso in acqua un gruppetto di foche marine, che fortuna, la loro presenza anche in città. Spostandoci in bus siamo andati a visitare il Torreon del Monje,

un edificio progettato a imitazione di un castello, sorge in cima a un'altura, affacciata sull'oceano, un luogo dove è possibile ammirare dall'alto lo svolgimento della vita in città. Un luogo da non perdere è la Torre Tanque, una cisterna per l'acqua, una torre sulla collina di Stella Maris, abbiamo preso parte ad una visita guidata molto interessante. Salendo a piedi o in ascensore, anche da qui si ha la possibilità di ammirare il panorama su Mar del Plata e sull'oceano.
Il nostro primo viaggio notturno di circa 17 ore, con un colectivo molto confortevole è stato per raggiungere Puerto Madryn in Patagonia. Questa cittadina rappresenta una destinazione turistica privilegiata soprattutto per chi desidera visitare l'ecosistema della regione, infatti è definita la porta di accesso alla Peninsula Valdes, della quale parlerò tra poco. A circa 17 km da Puetro Madryn, situata nel cuore del Golfo Nuevo, la riserva costiera di Punta Loma accoglie un'importante colonia di leoni marini.

Grazie al passaggio da parte di una mamma con figlia, percorrendo una strada sterrata, tra una chiacchiera e l'altra, dopo circa mezz'ora di viaggio, abbiamo raggiunto questa splendida area protetta. Salutate le nostre amiche di viaggio, ci siamo incamminati a piedi verso l'ingresso, in lontananza si vedevano delle nuvole nere belle cariche d'acqua, il tempo di arrivare al gabbiotto delle guardie forestali, è iniziato un forte temporale! Ci ha detto bene, è durato poco, allora ci siamo recati al mirador, sotto di noi ecco i leoni marini, abbiamo visto cuccioli con mamme e papà che lottavano con la corrente marina, per rimanere aggrappati su dei massi, sembrava davvero di far parte di un documentario naturalistico.

Mentre eravamo lì felicissimi a goderci questo spettacolo, ecco di nuovo la pioggia, abbiamo indossato i nostri impermeabili neri, sembravamo anche noi dei leoni marini, era meglio ridere, poiché dovevamo tornare indietro ed al momento c'erano solo due macchine di visitatori, naturalmente al completo. Il temporale è durato parecchio, per un po' non ci sono stati visitatori, quindi nessuna possibilità per tornare indietro, ci siamo distratti parlando con le guardie forestali. Tornato il sole, sono riapparsi i visitatori e tra questi, una bella famiglia mamma, papà con tre figli (Eva, Siro e Caterina), ci hanno riaccompagnato fino a Puerto Madryn. In città ci siamo recati in una delle tante agenzie presenti ed abbiamo prenotato le nostre escursioni alla Peninsula Valdes per i due giorni seguenti. Dopo aver fatto la colazione, l'autista del pulmino dell'agenzia è passato a prenderci, a bordo erano presenti altri turisti e la guida che ci avrebbe illustrato l'escursione all'
Area Natural Protegida Punta Tombo, la più vasta riserva di pinguini di Magellano, a 180 km. da Puetro Madryn.

Percorrendo dapprima la RN 3 attraversando il tipico paesaggio della Patagonia, una striscia di strada asfaltata, che attraversa l'immensa steppa per poi prendere la RP1 in ghiaia, dove passano solo turisti organizzati, qui è molto difficile mettere in atto l'autostop, si arriva a questo meraviglioso parco. Dopo aver pagato il biglietto di ingresso, si può visitare l’interessante museo che spiega dettagliatamente le fasi della vita e le abitudini dei pinguini, il loro ambiente e le loro rotte migratorie. Lasciato il centro visitatori ci siamo incamminati verso la riserva, abbiamo visto subito i pinguini, sono ovunque, nelle loro tane nel terreno, tra i cespugli, passeggiano con la propria famiglia, oppure da soli, emettendo i loro “versi”, c'è anche un forte odore del loro guano, insomma si rimane davvero estasiati!

Il percorso si articola attraverso alcune passerelle di legno, che attraversano tutto il loro territorio, dove si trovano anche uccelli marini giunti qui per nidificare: gabbiani grigi o australi, stercorari, cormorani, varie dolichotis (lepre della patagonia) e guanachi. Le passerelle arrivano fino alla spiaggia, qui i pinguini si rilassano dopo essersi tuffati in mare per rimediare pesce utile per sfamare se stessi e la loro famiglia. Naturalmente anche dal punto di vista paesaggistico la visita vale la pena, il panorama è davvero incantevole. Dopo aver trascorso buona parte della giornata tra i pinguini, nell'escursione era compresa una visita a
Gaiman, una città con impronta gallese; i primi coloni gallesi arrivarono sulla costa del Chubut nel 1865. Qui abbiamo passeggiato tranquillamente senza meta, per le vie deserte, poiché era l'ora della siesta, tutti i negozi erano chiusi, erano aperte solo le sale da tè e proprio qui abbiamo incontrato di nuovo la famiglia che ci aveva dato un passaggio il giorno prima.
La mattina seguente, sempre dopo aver consumato la colazione, ecco di nuovo stesso autista e guida, del giorno precedente, naturalmente con altri turisti, ci siamo diretti alla Reserva Faunistica Peninsula Valdes, situata lungo la costa atlantica. Entrati nel parco naturale ad inizio istmo, si incontra un piccolo centro ben curato, la visita è compresa nel biglietto della risrva ed è interessante visitarlo per avere una prima conoscenza di quello che si andrà a vedere. La nostra prima tappa è stata a Puerto Piramides, un piccolo villaggio sul Golfo Nuevo, circondato da promontori sabbiosi, dal porto partono escursioni per il whale-watching, infatti al centro della piazza c'è una statua che raffigura una balena. Intorno alla piazza ci sono alberghetti, agenzie che propongono escursioni in barca, qualche negozio e ristoranti. Ripreso il mezzo, a poca distanza si trova Punta Piramides, qui ci sono vari punti panoramici sulla baia e una piccola colonia di leoni marini. Da qui, dopo aver percorso circa 85 chilometri di strada sterrata, siamo arrivati a Caleta Valdes, che ospita una eccezionale colonia di elefanti marini

e pinguini di Magellano, che si possono osservare da balconate sopraelevate, naturalmente per non disturbarli. Proseguendo il nostro giro, costeggiando la salina chica, siamo arrivati a
Punta Delgada, abitata da colonie di leoni marini ed elefanti marini.

Durante il giro abbiamo visto leoni marini, elefanti marini, pinguini, guanachi, lepri, nandù, un armadillo, tante pecore ed un'orca da lontano! La visita alla PenisolaValdes, è un'esperienza unica a contatto con la fauna marina della Patagonia.
 

Sempre in colectivo viaggiando per circa 17 ore e percorrendo circa 1300 chilometri siamo arrivati a Rio Gallegos, nella Patagonia meridionale, una tappa di sosta poiché siamo diretti ad Ushuaia. Il giorno seguente eccoci di nuovo su di un colectivo pronti a raggiungere la nostra meta, Ushuaia, nella Terra del Fuoco, oggi conosciuta come la città della “fine del mondo”, grazie alla sua particolare posizione. Arrivati a Punta Delgada, attraversando la frontiera con il Cile, sbrigando varie pratiche burocratiche, impiegando molto tempo per la presenza di molti viaggiatori, finalmente, abbiamo preso il traghetto, pronti ad attraversare lo Stretto di Magellano.

Questo canale mette in comunicazione l'Oceano Atlantico con il Pacifico, scoperto appunto dal navigatore portoghese Magellano, durante la sua circumnavigazione del globo dal 1519 al 1522.

Durante la navigazione si vivono delle emozioni molto forti, in primis pensando dove si è, poi soprattutto guardandosi intorno.

Raggiunta di nuovo la terra ferma, proseguiamo il nostro viaggio scoprendo
meravigliosi paesaggi naturali che si estendono per chilometri, cosa impossibile durante un viaggio in aereo, abbiamo fatto bene ad andare in colectivo anche se il viaggio è stato lunghissimo, siamo arrivati ad Ushuaia alle 23:00. La mattina seguente eravamo super carichi ed emozionati pronti a scoprire la città più a meridione del mondo, capoluogo della provincia della Terra del Fuoco.

La città è circondata dai Monti Martial, che in questi giorni sono innevati e si affaccia sul
Canale di Beagle,

che prende il nome del veliero che circumnavigò la terra al comando dell'esploratore Fitz Roy, oltre si apre la vastità delle terre antartiche e di fronte si può ammirare l'Isola Navarino.
Possiamo dire che la città è alquanto moderna, ci sono tanti negozi, ristoranti, alberghi, agenzie che organizzano escursioni,

a prima impatto si potrebbe rimanere un pochino delusi, vista la posizione che occupa la città, io me l'aspettavo più selvaggia, ma l'atmosfera che la circonda e il fascino dei paesaggi naturali, dona una sensazione di lontananza dal resto del mondo. L'attrattiva principale è il
Parque Nacional Tierra del Fuego,

a 10 chilometri dalla città, un'ampia area di natura incontaminata e paesaggi selvaggi, confina a sud con il canale di Beagle,


ad ovest con la frontiera con il
Cile ed ha una superficie totale di 63.000 ettari.
Nel parco sono ben segnalati i trekking da fare, tra montagne scoscese, valli, laghi, spiaggette, insenature, nel fitto sottobosco si può ammirare una vasta varietà di flora e naturalmente non mancano varie specie di uccelli e mammiferi, insomma si viene catapultati in un'atmosfera magica.

Un altro luogo molto bello che abbiamo visitato è stato
Playa Larga, abbiamo preso il bus pubblico, l'autista ci ha lasciati all'imbocco della strada sterrata ed abbiamo camminato per circa 3km. La spiaggia è molto bella con prati, alberi e barbecue,qui le famiglie argentine si sbizzarriscono a cucinare un perfetto asado.

La parte più bella è dopo la fine della strada, inizia un sentiero immerso nel verde della foresta con spiaggette incantate e mare color smeraldo, in lontananza si può ammirare il
Faro Les Eclaireurs.

Lasciata Ushuaia siamo tornati a Rio Gallegos e da qui percorrendo la mitica Ruta 40,

ci siamo diretti a
El Calafate, città nella Patagonia meridionale, importante meta turistica. Uno dei punti d'interesse è il Parco Nazionale Los Glaciares

si estende su un'area di 4.459 km²; nel 1981 è stato inserito nell'elenco dei patrimoni dell' umanità dell' UNESCO. Il parco si divide in due settori geografici, partiamo da quello meridionale, ( di quella settentrionale parlerò più avanti), qui si trova il superlativo Ghiacciaio Perito Moreno.

Le dimensioni del ghiacciaio sono colossali, la lunghezza è di circa 5 km, l’altezza di oltre 60 metri, trovarsi di fronte a questo immenso spettacolo della natura è una meraviglia per gli occhi ma lo è anche per le orecchie; ascoltare il rumore del ghiaccio che crolla con fragore nel Canal de Los Témpanos è incantevole.

Il giorno seguente abbiamo fatto una passeggiata di circa 20 minuti dal centro della città fino alle
sponde del Lago Argentino, proprio qui si trova la Laguna Nimez, uno specchio d’acqua incontaminato che ospita tantissime specie di volatili.

Continuando a percorre la Ruta 40,

sempre in colectivo, costeggiando prima il Lago Viedma, poi il Fiume Las Veueltas, abbiamo raggiunto El Chalten, un piccolo villaggio di montagna.

Questo villaggio si trova nella parte settentrionale del Parco Nazionale Los Glaciares, alla base del Cerro Torre e Cerro Chalten, noto anche con il nome monte Fitz Roy.

La maggior parte dei turisti che si recano in questo villaggio sono alpinisti, scalatori ed appassionati di trekking. Da notare che per rendere il soggiorno più confortevole è tutto ben organizzato, all'entrata del parco nel punto informazioni ci sono molte guardie forestali che illustrano tutte le escursioni che si possono fare, consegnano una cartina del parco che guida ai vari percorsi possibili da fare e il livello di difficoltà. La mattina seguente eccoci qua, cartina alla mano pronti ad affrontare il nostro primo trekking,

il sentiero per il
Fitz Roy tappa finale Laguna De Los Tres, sappiamo soltanto che ci attendono 10 km. di cammino. Abbiamo raggiunto la parte opposta del paese, dove finisce la strada principale Avenida San Martin, qui percorrendo un sentiero ben segnalato ci siamo arrampicati nel bosco e già dopo la prima mezz’ora davanti ai nostro occhi un panorama indimenticabile sulla valle sottostante e sul Rio de Las Vueltas.

Proseguendo il nostro cammino siamo arrivati alla prima tappa, la
Laguna Capri,

molto bella, il riflesso del Cerro Fitz Roy nell'acqua rende tutto assolutamente magico, abbiamo percorso i nostri primi 4 km. al momento sembra tutto molto facile, ma non era questo il nostro obbiettivo. Proseguiamo attraversando il bosco, percorrendo una strada battuta, seguendo la segnaletica, fermandoci ogni tanto per ammirare il paesaggio, fare foto, filmati e per riprenderci un po'. Arrivati al
Camping Poincenot,

davanti ai nostri occhi un cartello con scritto a sinistra“
Laguna De Los Tres", ancora un piccolo sforzo e saremmo arrivati, ho pensato! In realtà da qui si perde un po' di quota, si raggiunge il Rio Blanco, che si oltrepassa per mezzo di un ponte in legno,

alzando lo sguardo vedo davanti a
 me il sentiero che proseguiva tutto i salita, mi armo di tanta buona volontà e proseguo lentamente, Giovanni mi aspetta e mi aiuta, comincio ad essere stanca. Ci fermiamo prima di affrontare l'ultimo tratto, c'è un via vai di persone, chi scende incoraggia chi sale, dicendo che vale veramente la pena. Che dire l'ultimo chilometro di trekking è faticosissima, si percorrono 400 metri di dislivello su un sentiero disastrato pieno di rocce e gradoni.

Quando siamo arrivati in cima, l’unica cosa che sono riuscita a dire: “ Che spettacolo!” Davanti a noi finalmente la cima del Cerro Fitz Roy con la splendida laguna ai suoi piedi.

Abbiamo percorso in tutto 10 km. in 4 ore, sulla strada del ritorno, siamo stati sorpresi dalla pioggia, ma eravamo così entusiasti che quasi quasi non ci siamo neanche resi conto della strada percorsa per tornare in città.

Un altro trekking molto bello da fare è quello al Ghiacciaio Huemul, per arrivarci abbiamo preso il bus per il Lago del Desierto,

arrivati a destinazione (proprio dove si ferma l’autobus) si attraversa una estancia piccolina e ci siamo incamminati su per il bosco. A parte il ripido tratto finale, il percorso nel bosco è piacevole e tranquillo, si arriva alla laguna sotto il ghiacciaio in circa un'ora. Davanti a questa meraviglia della natura,

ci siamo rilassati e fatto un piccolo spuntino, godendoci la valle completamente incontaminata che la circonda.

Prima che l’autobus tornasse a riprenderci abbiamo passeggiato lungo un piccolo tratto sulla sponda del Lago del Desierto, dal quale è possibile raggiugere il Cile.
Come ho già detto El Chalten, è il villaggio che offre molti trekking, quindi abbiamo deciso di farne altri: il Mirador De Los Condores, il Mirador De Las Anguilas e il Chorrillo Del Salto.

La mattina seguente ci siamo goduti il centro abitato ed in serata siamo partiti per Los Antiguos, tappa di transito per raggiungere San Carlos de Bariloche.

Questa città si trova nella provincia del
Río Negro, nella Patagonia nord-occidentale, ai piedi delle Ande, adagiata sulle sponde del Lago Nahuel Huapi e circondata dai monti Tronador, Cerro Catedral e Cerro López. Il Centro Civico di Bariloche è veramente molto carino, con splendidi edifici in legno e pietra, pieno di turisti e negozi di vario genere, soprattutto cioccolaterie.

San Carlos de Bariloche in Argentina è considerata la città della cioccolata, Mamuschka è la migliore in città.

Le vetrine sono piene di tavolette, praline, cioccolata in varie forme e tantissimi gusti. Ogni negoziante offre il proprio prodotto ai clienti; abbiamo fatto una bella scorpacciata a gratis, scherzi a parte l'abbiamo anche comprata e assaporata stando seduti sulla panchina vista lago. Un'altra attrattiva è la presenza dei cani San Bernardo con l'immancabile barilotto al collo, pronti a farsi fotografare.

Altra meta possibile da raggiungere è il
Cerro Catedral con il bus, il quale ci ha lasciato sulla strada principale, poi percorrendo a piedi un piccolo tratto abbiamo raggiunto la biglietteria, acquistato il biglietto abbiamo preso l'Aerosilla Cerro Bellavista, che sale fino a 2000m. Il Cerro Catedral, situato nel Parco Nazionale Nahuel Huapi, è considerato il centro sciistico più importante dell'emisfero meridionale,

ci siamo goduti la meravigliosa
vista panoramica sulla cordigliera e sul Lago Gutiérrez. Abbiamo optato anche per un trekking; dalla vetta abbiamo potuto ammirare l 'Isla Victoria al centro del Lago Nahuel Huap e di nuovo il lago Gutierrez, il Lago Traful (mi limito a citarne alcuni, sono molti, ci troviamo nella regione dei laghi), all'orizzonte il Cerro Tronador innevato e il vulcano Puntiagudo, ubicato in territorio cileno.

Un'altra escursione molto interessante è il
Circuito Chico, raggiungibile sempre in bus, che ci ha lasciato nella tranquilla località di villeggiatura di Liao Liao, da lì abbiamo passeggiato fino al Puerto Panuelo. Ripreso l'autobus ci siamo fermati al Cerro Campanario, da qui con l'aerosilla (molto emozionate la salita), abbiamo raggiunto il punto panoramico con vista sul lago Nahuel Huapi, una meraviglia.

Continuando in bus ci siamo recati alla
Colonia Suiza, così chiamata poiché in passato era una colonia svizzera, un posto molto carino, turistico, affollato, con tanti ristorantini,

bancarelle che vendono artigianato, ma soprattutto si possono mangiare degli ottimi dolci!

Ultima tappa a Bariloche è il
Parque Nacional Nahuel Huapi Area Lago Guttierez, raggiunto sempre in bus; dalla fermata abbiamo dovuto percorrere a piedi circa 2 km. fino all'ufficio del guardaparco,

che ha registrato la nostra presenza e poi da lì abbiamo proseguito fino alla
Cascada de Los Duendos, che raggiungiamo dopo circa 15 minuti di cammino all'interno di un fitto bosco, ci godiamo un po' il paesaggio e decidiamo di proseguire al mirador, raggiungibile attraverso un sentiero in salita, che si affaccia sul lago. Percorrendo la suggestiva strada dei sette laghi, sempre in colectivo per circa 4 ore, abbiamo raggiunto San Martin de Los Andes, una cittadina della provincia di Neuquen, ai piedi delle Ande, sulle sponde del Lago Lacar. Qui ci sarebbero molti luoghi d'interesse da visitare, dico sarebbero perché nel periodo in cui ci siamo stati noi, non erano fattibili poiché era bassa stagione, poco turismo, pertanto non ci sono i mezzi di trasporto, peccato. L'unica visita che siamo riusciti a fare è stata quella al Mirador Bandurrias, un'escursione a piedi partendo dal centro della città percorrendo un sentiero nella foresta; abbiamo seguito le indicazioni fino alla cima, dove vive una comunità mapuche.

Il mirador si trova nel loro territorio, pagando pochi pesos l'abbiamo raggiunto, beh da qui si ammira una favolosa vista sul
Lago Lecar, la valle, i crinali di montagna e naturalmente il loro piccolo villaggio. Sulla strada del ritorno, si trova un altro sentiero, destinazione Playa La Islita,

raggiungibile in 30 minuti di cammino, sempre attraverso il bosco, un luogo molto piacevole dove rilassarsi, godersi la sensazione di pace e fare uno spuntino.
A circa un'ora di distanza si trova Juanin de Los Andes, una piccola e tranquilla cittadina. Viaggiando di notte, sempre con il famoso colectivo, ormai nostro mezzo di spostamento ufficiale,

abbiamo raggiunto Mendoza, città nel centro occidentale dell'Argentina. Questa città è molto frequentata da scalatori diretti sull'Aconcagua,

la vetta più alta del continente sudamericano, ne parlerò più avanti. La città si trova nel cuore della zona vinicola del paese, famosa per il Malbec e per altri vini rossi, le tante "bodegas" (cantine vinicole) offrono degustazioni e visite guidate.  Al nostro arrivo abbiamo fatto un giro nel centro, visitando Plaza Espana, Plaza San Martin, Plaza Chile, Plaza Italia e poi una passeggiata in Av. Las Heras, la strada commerciale della città. Ci sono molte agenzie che organizzano escursioni al Parque Provincial Aconcagua,

ma noi essendo viaggiatori zaino in spalla, ce lo siamo organizzati da soli. Sveglia all' alba, in taxi abbiamo raggiunto la stazione degli autobus e da qui alle 6:00 siamo partiti per la nostra destinazione, raggiunta dopo 4 ore di viaggio. Il guardaparque, ci ha illustrato i vari percorsi fattibili, ci ha consegnato una cartina e pagato il biglietto ci siamo avventurati. In lontananza, davanti a noi “pavoneggiava” il Cerro Aconcagua,

la più alta cima della Cordigliera (6962 m.) nelle Ande argentine. Camminando per circa 2 km. siamo arrivati alla Laguna Los Horcones,

poco più avanti il Mirador Cerro Aconcagua
e poi un piccolo sentiero dove si trovano fossili. Terminato questo breve trekking, circondati da un paesaggio meraviglioso, abbiamo deciso di fermarci per uno spuntino. Ebbene si, qui viene il bello, tirati fuori i nostri panini, nel cielo, sopra le nostre teste, due matamico, erano pronti a scendere in picchiata, felici di partecipare al nostro banchetto.

Dopo averci goduto lo spettacolo che ci circondava, siamo tornati indietro, fino alla strada principale, camminando per circa 2 km. ci siamo recati al
Puente del Inca, che avevamo già intravisto passando con il bus la mattina. E' una delle meraviglie naturali più belle dell'Argentina, un ponte di pietra sul Rio de las Cuevas, di colore arancione grazie ai detriti delle calde acque sulfuree.

Si possono ammirare le rovine di un'antica spa, che prima di essere distrutta da un alluvione faceva parte di un resort (consiglio di leggere la leggenda relativa a questa bellezza della natura), accanto ci sono negozi che vendono souvenir, ristoranti e bar. Qui è terminata la nostra escursione fai da te, gustandoci un mate abbiamo atteso il bus che ci ha riportato a Mendoza in tarda serata. Il giorno seguente ci siamo rilassati nel
Parque General San Martin, 420 ettari, una delle attrattive principali della città, abbiamo fatto una passeggiata sul lago e poi siamo saliti sulla collina chiamata Cerro de la Gloria, qui sorge un monumento in memoria dell'Esercito de los Andes di San Martin, che liberò l'Argentina, il Cile ed il Perù dal dominio spagnolo. Siamo stati molto fortunati, perchè in serata in piazza abbiamo assistito ad una manifestazione di Danze del Folklore argentino: il “Malambo”, il “Misachito” e la “Vidala”, bellissimo! 

A circa 2 ore di viaggio, lungo la Ruta Nacional 40, sorge la città di San Juan, nella Valle di Tulúm, sulle rive del fiume San Juan, ad un' altitudine di 650m.s.l.m.. San Juan è incentrato sulla produzione di vino e sulla sua degustazione, sulle straordinarie formazioni rocciose in luoghi come il Parco Nazionale Ischigualasto, la Valle de la Luna e la Quebrada de Ullum. Ma noi questa volta abbiamo optato per un altro sito di interesse il Santuario della Difunta Correa,

raggiunta con il bus arrivando alla città di Vallecito.
Il Santuario della Difunta Correa è dedicato al personaggio di Deolinda Correa, la cui leggenda narra che durante le guerre civili intorno agli anni del XIX secolo, seguisse a piedi il battaglione del marito malato attraverso le campagne desolate di San Juan, portando cibo, acqua e il figlio piccolo in braccio. Esaurite le provviste morì di stenti, ma quando alcuni mulattieri di passaggio la trovarono, videro che il bambino era ancora vivo e stava succhiando dal seno della madre. Il Santuario di Vallecito è stato costruito nel luogo dove è morta la donna per commemorare questo presunto miracolo, non ha nessun sostegno da parte del governo e tanto meno non è riconosciuto dalla Chiesa Cattolica. Si dice che il suo spirito protegge e aiuta coloro che glielo chiedono, i suoi devoti sono principalmente gli autisti che in segno di gratitudine le portano bottiglie d’acqua.

 
Il Santuario consiste in una serie di scalinate, che portano sulla collina. zeppe di targhe di automobili, placche commemorative, caschi, modellini di case ed altri mille oggetti; nella cappella centrale si può vedere un sarcofago di ceramica della Difunta Correa sdraiata con il bambino in grembo che succhia il latte. Nella parte sottostante c'è una piccola stazione di autobus, hotel, campeggi, ristoranti e decine di bancarelle. Un luogo molto interessante nella città di San Juan è la Casa Natal de Sarmiento, oggi un museo dedicato al grande presidente dell'Argentina, politico ed educatore della seconda metà dell'800, nato a San Juan e molto amato.

 Con un lungo viaggio notturno ci siamo spostati nella città di San Miguel de Tucuman, dove al nostro arrivo ci siamo prima riposati un po', visto che durante la notte non eravamo riusciti a dormire bene. Ritrovate le forze abbiamo fatto un giro in città visitando la Casa de la Independencia, un edificio storico, oggi museo, costruito durante il periodo coloniale. Al suo interno, il Congresso di Tucumán il 9 luglio 1816 proclamò l'indipendenza del paese dall'impero spagnolo, un luogo che aiuta a capire la storia del paese, assolutamente da visitare. A poco distanza si trova la Cattedrale di Nostra Signora dell'Incarnazione, eretta in stile eclettico a metà del XIX secolo. Viaggiando tra le Ande, attraversando una fitta vegetazione, arrivando fino a circa 2.000 m.s.l.m., ci siamo diretti nella città di Cafayate, situata nella Valles Calchaquies.

Durante il nostro viaggio abbiamo conosciuto una coppia molto simpatica, Miguel e Maria, che hanno deciso di lasciare per qualche giorno la caotica
Buenos Aires e rilassarsi in questa tranquilla e piccola città. Cafayate è un importante centro turistico per l'esplorazione delle valli Calchaquíes, e per la qualità e la particolarità dei vini prodotti nella zona. Noi abbiamo visitato la Bodega Nanni, un giro di circa 30 minuti con guida e degustazione finale a pagamento, interessante. Il nostro vero e proprio obbiettivo era l'escursione alla Quebrada del Río de las Conchas,

in città ci sono molte agenzie che lo propongono, ma noi siamo andati con la guida che ci ha proposto il proprietario della guest house, visto che il costo era inferiore. Alle 15:00 arriva la nostra guida a prenderci, insieme ad altri due viaggiatori, inizia la nostra escursione.
Dopo circa 10 km., già dalla strada si può ammirare lo spettacolo della natura con scenari mozzafiato: panorami smisurati, cactus enormi, rocce modellate dal vento, dall'acqua, il colore predominante è il rosso ocra. Abbiamo iniziato la visita da La Yesera,

il posto in cui abbiamo trascorso più tempo, siamo rimasti un’ora e mezza, camminando tra le differenti formazioni rocciose, ammirando i vari colori, è un posto magico.

Proseguendo siamo giunti all’
Anfiteatro che è un posto con delle pareti di roccia altissime ed un’acustica incredibile,

qui molte volte ci sono persone che suonano e cantano, noi abbiamo avuto la fortuna di vederne uno.

Siamo andati poi alla
Garganta del Diablo (Gola del Diavolo),
dove abbiamo fatto un piccolo trekking tra le rocce

e poi proseguito fino al punto panoramico delle tre croci, dal quale si vedeva tutta la valle, il fiume e le montagne; molto suggestivo.

Abbiamo concluso a
Los Castillos (i Castelli), dove le impressionanti rocce rosse ricordano un castello.

Dopo circa 5 ore in giro tra queste meraviglie, siamo tornati in città, soddisfatti ed entusiasti.
Il giorno seguente percorrendo in parte la strada percorsa il giorno precedente durante l'escursione, ci siamo diretti a Salta, che è situata ai piedi della Cordigliera delle Ande, famosa per la tipica architettura in stile coloniale spagnolo e circondata da magnifici paesaggi. La Chiesa di San Francesco con annesso il convento francescano, dai colori magenta e giallo costituisce una delle principali attrattive turistiche per la sua bellezza.

Dalla stazione degli autobus della città di Salta si possono raggiungere molti villaggi nei dintorni.
Il primo da noi visitato è stata
Cachi, il vero spettacolo è il viaggio e non la meta!

Il viaggio da Salta verso la Puna inizia attraversando le verdi catene montuose pre-andine, dove la vegetazione è particolarmente rigogliosa, il clima diventa progressivamente più secco e, una volta oltrepassata la prima catena montuosa, la vegetazione si dirada lasciando intravedere il bel colore rosso della terra e delle rocce.

Allo stesso tempo, iniziano a comparire i primi cactus, si prosegue superando un passo a quota 3400 metri lungo la
Cuesta del Obispo, un percorso a zigzag panoramico e suggestivo. Una volta iniziata la discesa nel versante opposto della montagna, sotto i 3000 metri, si incomincia ad entrare nel Parque Nacional Los Cardones,

istituito per tutelare un'area di 650 chilometri quadrati che ospita la seconda foresta di cactus al mondo per numero di esemplari. La specie più diffusa è l'Echinopsis atacamensis, cactus che può raggiungere una altezza di 10 metri ed una età di svariati secoli.

Cachi
si trova a 2280 m. s.l.m. nel cuore della pre-cordigliera delle Ande, una città tranquilla, fuori dal giro turistico, con case in pietra,

stradine pavimentate, dove non manca una grande piazza centrale con la chiesa risalente al 16esimo secolo, il confessionale unico nel suo genere, costruito interamente con il legno del cactus cardones.

Tra le vie del villaggio è piuttosto frequente trovare cani randagi, naturalmente uno di loro ci ha accompagnato nel nostro giro. 
Tornati a Salta, abbiamo preso un bus diretto a Tilcara, villaggio della provincia di Jujuy arroccato a 2400 m., una base ideale per esplorare la Quebrada de Humahuaca con il villaggio di Purmamarca. Arrivando a Purmamarca, sono rimasta affascinata da questo villaggio con le sembianze del far west: aria secca, polvere ovunque, case basse in argilla, nella piazza una piccola chiesa bianca, Santa Rosa da Lima, un mercato dove si può comprare dell'artigianato,ceramiche, tessuti, zaini coloratissimi, cappelli e abbigliamento tipico, ristoranti dove gustarsi delle ottime pietanze.

L’attrazione imperdibile è il
Cerro de los Siete Colores, una montagna di straordinaria bellezza, che domina il villaggio dall'alto delle sue pareti multicolore. Camminando per circa 3 km. si fa il giro di questa collina, uno spettacolo grandioso!

In serata rientro a Tilcara e la mattina seguente viaggiando in bus per circa un'ora siamo arrivati a
Humahuaca, la località più grande della quebrada, con strade acciottolate, case in mattoni crudi, negozi di artigianato e ristoranti con musica tradizionale dal vivo.

Nel centro storico
una imponente scalinata, affiancata da giganteschi cordones, porta sulla collina di Santa Barbara, qui è posto il Monumento a los Héroes de la Independencia e si può apprezzare una vista panoramica sulla città.

L'attrazione principale è la
Serrania del Hornocal, escursione da fare preferibilmente nel pomeriggio, come ci ha consigliato il proprietario della guest house. Alle 14:00 è arrivata la nostra guida a prenderci ed abbiamo iniziato a percorrere una strada sterrata, la nostra destinazione si trova a 25 chilometri. Proseguendo si inizia a salire sulla cima della montagna, il paesaggio è arido, abbiamo avvistato anche qualche esemplare di guanaco.

Arrivati alla Comunidad de Hornocal, a
4300 metri di altezza, ci siamo diretti verso il mirador, muovendoci lentamente, perchè qualunque movimento provoca l'affanno. Beh che dire da qui abbiamo potuto ammirare le sfumature della Serranía del Hornocal, un tripudio di colori, una meraviglia della natura!

Come ho già detto Salta è un'ottima base per raggiungere le città nei dintorni, da qui in bus, viaggiando per circa 4 ore ci siamo diretti a San Antonio de los Cobres, una cittadina andina, si trova ad un'altitudine di 3.775 mt. s.l.m., la strada per raggiungerla è molto suggestiva. Arrivati in città abbiamo notato subito che è il tipico paese degli altopiani, movimentato nelle ore di punta e molto ma molto tranquillo nell'ora della siesta (non circola nessuno).

Una particolare attrattiva turistica è il
Tren de las Nubes, la tratta ferroviaria più famosa dell'Argentina, attraversa la Quebrada del Toro, raggiunge e supera i 4.000 metri.

Noi non abbiamo potuto fare questa esperienza, poiché non parte tutti i giorni, allora abbiamo raggiunto in taxi il viaducto de L
a Polvorilla,

situato a 4.200 m s.l.m., l'altitudine massima che tocca il treno.

Il giorno seguente a Salta siamo andati alla
Cattedrale Señor y Virgen del Milagro, da vedere dopo aver letto la sua bellissima storia, abbiamo partecipato alla processione della Domenica delle Palme e la sera si è svolta una messa con i Gauchos del posto.

Il giorno seguente abbiamo lasciato definitivamente Salta, con un colectivo ci siamo recati a Corrientes, tappa di transito, per raggiungere Posadas e da qui appena arrivati, abbiamo preso un altro bus, per raggiungere la nostra meta finale San Ignacio, città nella provincia di Misiones. In questa provincia ci sono molte cosa da vedere, iniziamo dalle Missioni gesuite dei Guarani. In città c'è la missione San Ignacio Miní,

considerata quella meglio conservata tra le 30 missioni fondate dai gesuiti nel territorio dell' Argentina, del Brasile e del Paraguay. Il biglietto d'ingresso comprende l'accesso alle vicine rovine di Santa Ana,a Nuestra Senora de Loreto e anche a quelle più lontane di Santa Maria la Mayor, tutte raggiungibili con bus e tratti a piedi. Abbiamo visitato anche quelle che si trovano in Paraguay, tornando in bus fino a Posadas, da qui ne abbiamo preso uno diretto a Encarnacion, dove abbiamo visitato la Santísima Trinidad de Paraná

e Jesús de Tavarangue.

Tra i vari bus, tratti a piedi, autostop, frontiere, tempi d'attesa, in tarda serata siamo tornati a San Ignacio, come al solito soddisfatti, perché anche questa escursione ce la siamo organizzati da soli, pur essendoci molte agenzie che lo propongono, ma non saremmo dei viaggiatori fai da te! 
La mattina seguente abbiamo lasciato San Ignacio e in circa 4 ore di viaggio in colectivo, abbiamo raggiunto la città di Puerto Iguazú, poco distante dai confini con il Brasile e il Paraguay, nei pressi della confluenza del fiume Iguazu nel Paranà. La città non offre granchè da visitare, è la base perfetta per recarsi al Parque Nacional Iguazù, a 18 km. di distanza, facilmente raggiungibile, un servizio navetta costante collega Puerto Iguazu con l’entrata del Parco. Pagato il biglietto d'ingresso, consultando la cartina che ci hanno fornito, ci siamo addentrati in questa meraviglia. Ci sono varie opzioni per la visita del parco, c'è il passo inferiore oppure quello superiore, che offrono un percorso attraverso il parco di Iguazú dove passo dopo passo s’incontrano tante e diverse cascate viste dall’interno della foresta. Noi abbiamo optato di iniziare dall'attrattiva più gettonata, la Garganta del Diablo,

 
raggiungibile attraverso due treni ecologici. Noi il primo tratto abbiamo preferito farlo a piedi lungo un sentiero, che costeggia la foresta, dopo aver percorso circa km.2,300, abbiamo raggiunto la fermata del treno panoramico direzione Garganta del Diablo. Al nostro arrivo, nel piazzale oltre ai numerosi turisti emozionati, in attesa di prendere il treno, c'erano anche molti coati pronti a farsi fotografare, ma soprattutto in attesa di mangiare qualcosa, un consigli non è il luogo adatto per uno spuntino. Finalmente arriva il nostro turno, saliamo sul trenino ecologico,
percorriamo quasi 3 km,

costeggiando la foresta, scendiamo e proseguiamo a piedi l'ultimo tratto, tra una miriade di turisti, facendoci largo, attraverso una passerella di circa km.1,100 raggiungiamo la piattaforma panoramica. Davanti ai nostri occhi un'immensa cascata bianca ma anche verde in alcuni tratti, a causa del riflesso della vegetazione o del muschio.

Guardando verso il basso, la massa d’acqua che si schianta al suolo produce un tale fumo bianco accecante che è impossibile scorgere alcunché, infatti sia per fotografarla o filmarla si va a senso. Inoltre, i vapori oltre ad offuscare la vista, bagnano completamente i visitatori, quindi doppia impresa per immortalare questo spettacolo, bisogna stare attenti a non bagn
are la macchinetta fotografica oppure il cellulare, un pò ardua. 

Comunque alla fine davanti a questo spettacolo, ci siamo arresi, noi eravamo bagnati, stessa sorte per la macchinetta fotografica e il cellulare, ma siamo riusciti ad immortalare questo scenario meraviglioso, in tutte le sue posizioni e colori. 
Va sottolineato che oltre alla bellissima emozione che a ci ha suscitato, ci ha fatto anche riflettere. ci siamo resi conto che noi esseri umani siamo un minuscolo puntino di fronte ad una simile potenza della natura. Lentamente siamo tornati indietro, prima di riprendere il treno, ci siamo fermati a mangiare il nostro pranzo al sacco, circondati da farfalle coloratissime,

varie specie di uccelli 
che ci hanno tenuto compagnia con
i loro canti e da innumerevoli coati in attesa di mangiare!

Ripreso il treno, ci siamo recati al passo inferiore, un circuito circolare ed abbiamo visitato le prime cascate del parco: Dos Hermanas,

Ramirez e Chico fino ad arrivare al ponte che porta alla bellissima Cascata di Bosetti,

da qui continuando, seguendo il fiume Iguazu si arriva al molo da dove parte la barca per l’Isola di San Martin, che noi non abbiamo visitato. Tornando indietro, seguendo sempre il fiume si arriva alle cascate Alvar Nuñez, Elenita e Lanusse,

per poi ritornare al punto di partenza. Il passo superiore, passa praticamente sopra alle cascate, per ammirarle dall’alto. Lungo il primo tratto ci sono molti punti panoramici da dove è possibile 
ammirare le meravigliose cascate di Dos Hermanas, Chico, Ramirez, Bosetti, Adam y Eva, Bernabe Mendez e Mbiguá. Continuando si raggiunge un ponte che passa sopra al fiume Iguazu e si arriva alla seconda cascata di San Martin.

Da qui la vista panoramica è bellissima, il percorso è circolare e termina nuovamente vicino alla Stazione di Cataratas, questa volta abbiamo preso entrambi i treni per recarci all'uscita del parco e raggiungere la fermata del bus che ci ha riportato in città. Abbiamo camminato per circa sei ore in questo parco, tra la vegetazione della foresta subtropicale, fauna e flora incontaminate, non si va a Iguazú solo per le cascate, ma anche per ammirare il parco, che ospita coati, armadilli e tantissime farfalle colorate, un'esperienza indimenticabile! 
Il giorno seguente lasciata la città di Puerto Iguazú, passando per San Vicente Misiones, ci siamo fermati nel villaggio El Soberbio, una località agricola, molto carina, abitata da gente socievole e simpatica. Ci siamo fermati qui poiché il nostro obbiettivo era quello di visitare il Saltos del Moconà, non sempre visibile, poichè la loro particolarità è dovuta dal fatto che una faglia geologica creata da una frattura lungo il corso del fiume Uruguay, divide lo stesso nel verso della lunghezza (queste cascate non sono come di solito avviene in modo trasversale al corso dell'acqua, ma longitudinale), quindi il fiume non deve essere in piena, speriamo di essere fortunati domani. Eccoci di buon ora sul bus che ci porta al Parque Provincial Moconà, anche il percorso per raggiungerlo è spettacolare, specialmente l'ultimo tratto, quando la strada attraversa il Rio Yaboti, anche questo se è in piena, non si può proseguire, a noi ha detto bene.

Il
Parque Provincial Moconà si trova all'interno della Riserva della Biosfera di Yaboti, occupa un'area approssimativa di 253.773 ettari,un centro visitatori, sentieri da percorrere a piedi con punti panoramici che si affacciano sulle cascate, che abbiamo percorso in attesa che il livello del fiume scendesse. Alcuni turisti hanno rinunciato ed hanno ripreso le loro auto e sono tornati indietro mentre noi siamo stati costretti ad attendere perché il bus ci sarebbe stato in serata alle 17:00. Dopo circa 2 ore d'attesa, la nostra costrizione si è trasformata in successo, ci hanno comunicano che il livello del fiume era sceso(per il motivo che il fiume Uruguay percorrendo il confine col Brasile, sono loro a regolarne la portata), quindi l'escursione era fattibile. Pagato il biglietto, in compagnia di una coppia argentina, ci siamo recati al punto di partenza della lancia, indossato il salvagente, siamo partiti.

Un' escursione di solo 15 minuti, breve ma emozionante, ci siamo avvicinati molto alla cascata, che è lunga 3 km e può arrivare fino a 15 m. d'altezza a seconda del livello dell'acqua.

Tornati al centro visitatori, la coppia argentina si è offerta di accompagnarci al villaggio di El Soberbio: cosa volevamo di più, eravamo riusciti a vedere la cascata, abbiamo avuto un passaggio fino a casa, insomma è stata una giornata fortunata in piacevole compagnia. Da qui, facendo alcune tappe abbiamo raggiunto Buenos Aires, da dove siamo partiti alcuni mesi fà, l'itinerario di viaggio si è concluso in modo positivo, inutile descrivere le sensazioni che ci ha lasciato questo fantastico paese che si percepiscono dalle immagini e descrizioni nel diario.

 


 

 

 

 

 



 

 

 

 

 










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