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Diari di viaggio di Antonietta e Giovanni

ARMENIA







Abbiamo trascorso tre mesi in queste regioni a sud del Caucaso, il nostro viaggio prosegue in treno partendo da Tblisi, destinazione Armenia.

Dopo circa un’ora di viaggio, siamo arrivati al confine georgiano, la polizia ci ha controllato i passaporti timbrando la nostra uscita, siamo stati fermi più di un’ora e poi di nuovo in viaggio. In treno è abbastanza confortevole il viaggio, abbiamo fatto amicizia con lo steward  facendoci pure delle foto insieme,

eccoci di nuovo fermi per il controllo da parte delle autorità armene che timbrano l'entrata sui passaporti. Quando siamo ripartiti, lo steward ha distribuito le lenzuola, noi abbiamo predisposto i materassi e preparato il letto, tutti a dormire. Ci siamo svegliati all'alba, guardando fuori dal finestrino, ecco davanti ai nostri occhi in lontananza il Monte Ararat,

ormai mancava poco al nostro arrivo alla stazione centrale di Yerevan, che abbiamo raggiunto alle 07:00. Dopo aver cambiato gli euro con il dram armeno, in metro abbiamo raggiunto la guest house; la proprietaria di casa ci ha offerto il tè con biscotti, cioccolatini e ci ha illustrato le cose da vedere in questa città. Prima di raggiungere il monumento da visitare, ci siamo fermati in un supermercato a comprare il matsun (yogurt), lavash (pane piatto e sottile) e dell’ottimo salame per me. Dopo aver messo il carburante in corpo abbiamo iniziato a visitare i monumenti di questa città partendo dalla Cascata,

una scalinata in pietra intervallata da aiuole fiorite, che sale fino al monumento commemorativo del 50° anniversario del Soviet dell’Armenia, con fontane dalle quali alle ore 12:00 inizia a sgorgare l’acqua.

La costruzione di questo monumento fu interrotta ne l991, quando finirono i fondi, ma nel 2001 grazie ai finanziamenti di Gerard L. Cafesjian, filantropo e collezionista d’arte della diaspora armena, furono riparate le scali mobili, costruite le gallerie, ma purtroppo la parte superiore della Cascata è ancora incompiuta. Al suo interno si trova il Museo Cafesjian, che ospita una collezione di opere d’arte e oggetti di vetro, mentre ai piedi della Cascata, si trovano sculture di Fernando Botero,

tra queste un Grasso Gatto ed un Guerriero Romano.

Siamo saliti fino alla piazza dove si trova il monumento commemorativo e da qui attraversando il Parco di Haghtanak si arriva alla piazza in stile tipicamente sovietico, con carri armati e jet,

davanti a noi si erge il monumento principale, la statua di Madre Armenia,

alta 23m., che guarda verso il confine turco tenendo in mano di fronte a sé una spada in atteggiamento difensivo, nel piedistallo alto 50m. risiede il Museo Militare.
Tornando al punto di partenza, siamo andati a visitare il Matenadaran, la biblioteca che custodisce oltre 17.000 antichi manoscritti armeni con 100.000 documenti medievali e moderni. Alla base dell’edificio, una statua ritrae Mashots, intento ad insegnare l’alfabeto di sua invenzione a un discepolo, è inutile sottolineare quanto tempo abbiamo trascorso in questo luogo culturale.

Nel tardo pomeriggio abbiamo passeggiato in Piazza della Repubblica, ex Piazza Lenin, circondata dagli edifici più belli della città e dalle fontane che in serata offrono un spettacolo molto piacevole, con luci e musica, al quale abbiamo preso parte con molto entusiasmo.

La mattina seguente ci siamo recati presso la città di Echmiadzin (Discesa del figlio unigenito di Dio), luogo sacro per gli armeni, è la Santa Sede del Catholicos Armeno. La cattedrale principale, Mayr Tachar, fu costruita da San Gregorio Illuminatore nel 301- 303, quando l’Armenia era l’unica nazione del mondo a riconoscere il Cristianesimo come religione di stato.

San Gregorio ebbe una visione di Cristo che scendeva dal cielo e colpiva il suolo con un martello d'oro per mostrare il luogo dove sarebbe dovuta essere costruita la Cattedrale. Quindi il patriarca diede alla chiesa e alla città il nome di Echmiadzin, che significa "il luogo dove discese l'Unico Figlio". La torre campanaria a tre livelli situata all’ingresso della chiesa è riccamente scolpita, l’interno della chiesa è modesta, ma il soffitto è decorato con splendidi affreschi, al centro vi è un altare, nel punto in cui San Gregorio vide la luce divina toccare il terreno, con un’immagine della Madonna col Bambino circondata da ricchi arazzi.

Nella parte posteriore della chiesa si trova la sala del tesoro, dove sono custoditi la Sacra Lancia, l’arma utilizzata per trafiggere il fianco di Cristo sul Calvario, reliquie dei Santi Taddeo, Pietro, Andrea e vari frammenti dell’Arca di Noè.
La cattedrale sorge in un grande giardino dove si trova il Monumento al Genocidio 1915-23, attorniata da splendide khatchkar, le “pietre a forma di croce”, alcune elaboratissime. Da qui a piedi siamo andati a vistare la Chiesa di Surp Gayane,

la Chiesa di Surp Shogahat, dove erano in corso matrimoni, ai quali abbiamo partecipato, curiosando tra gli invitati. In bus siamo andati a visitare la Cattedrale di Zvartnots, 

in realtà le rovine della Chiesa di Surp Grigor Lasavorich ( San Gregorio Illuminatore), costruita tra il 641 e il 661, purtroppo nel 930 un terremoto ne provocò il crollo, quello che rimane oggi sono soltanto un arco con colonne scolpite e la vasca che veniva utilizzata per battezzare gli adulti. Intorno alla cattedrale si trovano le rovine del palazzo del katholicos e poi resti di un’ azienda vinicola del medioevo. La mattina seguente ci siamo spostati presso un’altra guest house, ci piace conoscere vari punti della città, la famiglia che ci ospita è molto gentile, dopo averci dato alcune indicazioni ci siamo diretti al Monastero di Geghard,

che sorge in un profondo e spettacolare canyon, qui un tempo era custodita la lancia sacra che trafisse il costato di Cristo (oggi fa parte del tesoro sacro di Echmiadzin). Prima di iniziare la nostra visita, ci siamo fermati ad una delle tante bancarelle che vendono il “gata”, dolce tipico armeno.

Camminando verso il monastero si possono vedere lungo il pendio della collina le grotte che ospitano le celle monastiche costruite dai monaci e gli alberi vicino al fiume che vengono decorati con strisce di stoffa; si dice che legando un nastro a uno di questi alberi si esaudisca una preghiera o si avveri un desiderio. All’interno delle mura di Gherard, sorge la Chiesa di Surp Astvatsatsin, costruita nel 1215,
il vestibolo ha il soffitto intagliato e nove archi, sulla destra dello stesso si trovano gli ingressi di due cappelle scolpite nella roccia.

Una contiene un'acquasantiera con acqua sorgiva ritenuta santa, l'altra contiene il sepolcro a quattro colonne del principe Papaq Proshiane e di sua moglie Hruzakan.

Salendo dei gradini all'esterno si arriva ad un'altra chiesa rupestre, scavata nella roccia, in un angolo si vede un'apertura che comunica con la chiesa sottostante.

All'esterno del monastero, salendo una gradinata è possibile visitare delle celle monastiche, circondate dai bellissimi khatchkar, proseguendo, vicino al ruscello si trova il luogo per i matagh(sacrifici).
Terminato il giro, siamo tornati sulla strada principale e tra autostop, marshrutka, abbiamo raggiunto la località di
Garni dove sorge il tempio ellenico,


fu edificato nel I secolo d.C. dal re Tiridate I di Armenia e la costruzione fu finanziata grazie al denaro che il re armeno ricevette dall'imperatore Nerone durante la sua visita a Roma. Il tempio era dedicato al dio Mitra, la copertura dell'edificio è sorretta da 24 colonne di ordine ionico, fu distrutto da un terremoto nel XVII secolo ed è stato ricostruito nel 1979. Tornati a Yerevan a completare le nostre escursioni giornaliere, siamo andati al
Tsitsernakaberd, il memoriale del genocidio delle vittime armene avvenuto tra il 1915 e il 1922 durante l'impero ottomano, una visita molto toccante. A 30 km. da Yerevan, viaggiando per circa un'ora in bus, percorrendo strade tra campi coltivati, vigneti e frutteti, abbiamo raggiunto Khor Virap, 

uno dei più importanti monasteri armeni. Il monastero offre delle bellissime vedute del
Monte Ararat,

simbolo del popolo Armeno, oggi in territorio turco; sorge sul luogo dove
San Gregorio Illuminatore fu tenuto prigioniero in un pozzo, per tredici anni, dopo i quali Gregorio, battezzando il re Tiridate III, fece dell'Armenia la prima nazione cristiana al mondo. Il monastero è un luogo di pellegrinaggio,

tutti i fedeli e turisti presenti si mettono in fila per scendere la scala molto stretta che porta all'interno del pozzo, qui al centro c'è un altare per ricordare la presenza di San Gregorio.

Il monastero sorge su di una collinetta nei pressi del fiume Araks, si affaccia su pascoli, vigneti e naturalmente alle spalle il Monte Ararat, nascosto a tratti dalle nuvole, un panorama indimenticabile!

Per tornare a prendere il bus sulla strada principale, abbiamo percorso a piedi un viale molto lungo, con campi di frutteti, tra cui gelsi. Ne abbiamo fatto una bella scorpacciata, tra una sosta, una foto del monastero dal basso, insomma l'abbiamo presa con calma per arrivare sulla strada principale. Sapevamo che dovevamo aspettare un po' l'arrivo del bus, allora abbiamo preferito fare l'autostop, si è fermato un signore con figli a bordo. Dopo averli lasciati al corso di scacchi, ci ha accompagnato alla stazione di Artashat, dove abbiamo trovato subito in partenza un bus per Yerevan. Tornati in città in metro siamo andati in Piazza della Repubblica e da qui in marshrutka verso la
Fortezza di Erebuni. sulla collina Arin-berd. La Fortezza di Erebuni, in parte ricostruita, è una roccaforte costituita da vari ambienti alcuni dei quali utilizzati come magazzini per scorte alimentari, altri erano forni per la cottura del pane (lavash), altri, laboratori per la costruzione di utensili, gigantesche anfore per il vino, frecce per combattere e cacciare, oltre a uno spazio utilizzato per il sacrificio degli animali. Il palazzo residenziale aveva pareti ad affresco (gli attuali sono copie) i cui motivi sono quelli che ancora oggi vengono tessuti in alcuni tappeti armeni. Ai piedi della collina, si trova il Museo di Erebuni, ove sono conservati numerosi reperti archeologici risalenti al 685-645 a.C. Tornati in città, abbiamo fatto una passeggiata fino alla Moschea Blu,

l'unica presente a Yerevan, fu costruita nel 1765, ospita una medrese, un bel cortile con piante, un minareto alto 24 m. ed una cupola rivestita di mattonelle turchesi. Il giorno seguente in
marshrutka ci siamo diretti a Ashatarak, questa piccola cittadina si affaccia sulla Gola del Kasagh, a 22 km. da Yerevan.

Arrivati qui con un'altra marshrutka ci siamo spinti a
Ohanavan, l'autista ci ha lasciato al bivio con la strada principale e poi a piedi fino al Monastero di Hovhannavank, risalente al VII secolo, situato sull'orlo della gola, meraviglioso per la pace e la tranquillità che si respira.

Tornati sulla strada principale abbiamo cercato un mezzo per raggiungere il villaggio di
Saghmosavank, per ingannare l'attesa abbiamo mangiato un lavash appena sfornato,

ed ecco come per magia si ferma un signore che ci accompagna fino a destinazione. Il monastero fu costruito in fondo alla gola del Kasagh, comprende la Chiesa di Karapet

e la Chiesa di Zion, entrambe risalenti al XIII secolo,

naturalmente anche qui il paesaggio ha il suo fascino. Tornati sulla strada principale, abbiamo optato di fare di nuovo l'autostop, debbo dire che siamo stati molto fortunati, si è fermato un ragazzo che ci ha accompagnato fino a Yerevan. Tornati in città, dopo aver consumato un pasto a base di piatti tipici armeni, ci siamo recati al
Mercato Vernissage, mercato delle pulci molto frequentato;

si possono acquistare vecchie medaglie comuniste, scacchiere, quadri, oggetti d'artigianato, insomma di tutto di più! Dopo aver girovagato in questo immenso mercato, siamo andati a visitare la
Cattedrale di Surp Grigor,

una cattedrale moderna, costruita per celebrare i 1700 anni della cristianità in Armenia. Sorge su una collinetta, ai piedi della scalinata che sale alla chiesa, c'è una statua di Zoravar Andranik, colui che guidò l'esercito sconfiggendo i turchi a Sardarapat nel 1918. 
A 2 ore di viaggio da Yerevan, si trova Yeghegnadzor, una piccola cittadina di stampo sovietico. Anche qui, la famiglia che gestisce la guest house è molto gentile e disponibile, pur avendo difficoltà di comunicazione in riguardo alla lingua. Dopo aver preso del tè con biscotti, ci siamo organizzati per la nostra prima escursione, il Monastero di Noravank.

Il complesso monastico è un capolavoro sia dal punto di vista architettonico, sia per la sua posizione suggestiva, si trova
al termine di una stretta gola del fiume Amaghu e circondato da una enorme parete rocciosa.

Il sito è formato da diverse strutture, la prima è la chiesa di SurpAstvatsatsin: la facciata presenta un capolavoro scultoreo minuzioso a opera dello scultore armeno Momik, vissuto nel XIV secolo. I dettagli e i bassorilievi sono a tema religiosi e tramite una stretta e ripida scala si può accedere al piano superiore.

L’altra chiesa del complesso è
Surp Karapet (San Giovanni Battista), al suo interno troviamo le tombe della famiglia Orbelian, un’importante dinastia nobiliare armena. I dettagli della facciata sono meravigliosi, così come l’ambiente interno, imponente e maestoso ma allo stesso tempo accogliente e rassicurante.

Alla fine della visita ci siamo incamminati tra una chiacchiera e l'altra percorrendo 4 km., ammirando il paesaggio ci siamo ritrovati sulla strada principale e qui per fortuna si è fermato un ragazzo che ci ha accompagnato fino a Yeghegnadzor. Arrivati a destinazione abbiamo fatto la spesa per la cena, che abbiamo preparato nella guest house, attrezzata di un ampio angolo cottura ed un bel terrazzo dove ci siamo rilassati. Il giorno seguente di buon mattino, dalla strada principale ci siamo addentrati nella campagna, cercando il sentiero che ci avrebbe portato al
Ponte di Agarakadzor

sul fiume Arpa costruito nel XIII secolo dallo stesso architetto che costruì Noravank. Non è stata un' impresa facile, poiché il sentiero non è ben segnalato, ma attraversando tra erba alta, recinti, ruscelli e orti, ci siamo arrivati! Tornati sulla strada principale, abbiamo pensato di fare l'autostop per raggiungere Jermuk, si è fermato un signore che era partito da Yerevan, diretto a Meghri, città al confine con l'Iran, dove lavora come rappresentante di marmellate. Dopo un piacevole viaggio in sua compagnia, siamo giunti al bivio con la strada diretta a Jermuk, siamo scesi e di nuovo alla ricerca di un passaggio. Un po' d'attesa e poi ecco un signore molto gentile che ci ha accompagnato in questa piccola località di villeggiatura, situata a 2080 m. sopra il livello del mare, famosa in epoca sovietica per gli stabilimenti e le sorgenti termali, c'è anche un piccolo lago artificiale, un luogo di ritrovo.
Siamo arrivati alla
Galleria delle Acque: una facciata ad arcate, l'acqua sgorga da varie condutture inserite nella parete e defluisce in urne di pietra;

la temperatura di ciascun getto è indicata accanto alla conduttura. Si dice che le varie acque abbiano proprietà terapeutiche, allora perché non berla! Da qui a piedi siamo andati alla cascata di Jermuk, l'altezza è circa 70m e scende al fiume Arpa; foto di rito e poi di nuova sulla strada per tornare a casa, vista la tarda ora e la pioggia.

Naturalmente per il ritorno abbiamo optato nuovamente per l'autostop, una fortuna sfacciata, si è fermato un ragazzo che andava a Yerevan, che parlava pochissimo inglese, ma tra gesti e con l'aiuto telefonico da parte del fratello che parlava italiano, abbiamo fatto una bella chiacchierata con musica armena in sottofondo. Arrivati a Yeghegnadzor, gli abbiamo detto di lasciarci nella piazza principale, ma lui ha insisto ad accompagnarci fino alla guest house, poiché l'avrebbe fatto stare più tranquillo, una persona molto gentile, con cui siamo in contatto virtualmente. La tappa successiva è stata la cittadina di
Goris, andati con un passaggio a pagamento di un corriere, tra una consegna e l'altra, percorrendo strade tra le gole dei monti del Syunik siamo arrivati a destinazione. Goris è situata in una valle circondata da montagne, ha un centro città molto grazioso, con case in pietra antica, insomma una tappa piacevole. Da qui in marshrutka siamo andati a Sisian, antico sito di Zorats Karer,

che significa “pietre parlanti”, è formato da 220 blocchi di basalto verticali alti fino a 3 m. e disposti in circolo o in ampie file, alcuni dei quali presentano dei fori allineati con le stelle.

Dopo aver girato tra questi megaliti, cercando di fotografarli al meglio, siamo ritornati a Goris.

Il giorno seguente, con varie tappe siamo giunti al
Monastero di Tatev,

arroccato su di una fortificazione naturale, ai margini della gola del Vorotan, il monastero fu fondato nel IX secolo, la posizione favorì la costruzione. Il monastero si può raggiungere in cabinovia,

la più lunga del mondo, collega il villaggio di Halidzor a Tatev, viaggia a una velocità di 37 chilometri l'ora e impiega 11 minuti per arrivare a destinazione, raggiungendo una altitudine di 320 metri, il 23 ottobre 2010 è stata registrata ufficialmente nel Guinness World Records.

L'emozioni che si provano durante il tragitto non si possono descrivere, prendetela e ve ne renderete conto. Scesi dalla cabina, si vedono le mura da vicino, pochi passi a piedi, varcata la porta d'ingresso si arriva alla chiesa principale di
Surp Poghos-Petros (San Paolo e San Pietro),

costruita dai vescovi del Syunik nel IX secolo; accanto si trova la
Chiesa di Surp Grigor, costruita nel XI secolo. Nel cortile c'è una colonna ottagonale alta 8 m. sormontata da una khatchakar, si dice che grazie alle sue oscillazioni, abbia consentito di prevedere l'attività sismica oppure il rombo degli zoccoli di eserciti che avanzavano.

Fuori della porta principale del monastero c'è un edificio contenente una mostra riguardante un antico frantoio per olive, con utensili e antichi macchinari, molto interessante. Il Monastero di Tatev è uno dei centri religiosi più importanti dei paesi del Caucaso, una grande attrazione turistica e noi ce lo siamo goduto appieno.

Siamo scesi sempre in teleferica, iniziava a piovere, di nuovo sulla strada principale in attesa di un passaggio, siamo stati molto fortunati, abbiamo fatto presto a rientrare a Goris. Da qui siamo andati nel
Nagorno-Karabakh (ne parlo nel diario ad esso dedicato), dopodiché siamo rientrati in Armenia raggiungendo Yerevan, con tappa successiva DilijanQuesta città arroccata sulle colline verdeggianti del parco nazionale omonimo, con le case di legno dai tetti appuntiti, le strade lastricate scoscese e il magnifico panorama sulle montagne è soprannominata la “ Svizzera dell'Armenia”. In epoca sovietica era una località di villeggiatura per artisti, scrittori compositori e registi in cerca d'ispirazione. La nostra prima escursione da qui è stato il Monastero di Haghartsin,

che si trova a 15 km. da Dilijan, raggiunto grazie a vari passaggi degli automobilisti e percorrendo circa 4 km. a piedi. Fu costruito nel XII secolo
da due fratelli, principi della dinastia dei Bagratidi, comprende tre chiese: la prima è dedicata a Gregorio Illuminatore, la seconda, Surp Astvatsatsin (Santa Madre di Dio), la Vergine Maria e l'ultima una cappella, a Santo Stepanos. Si possono ammirare anche magnifiche khatchkar ed un refettorio costruito nel 1248, una vasta sala con travi di pietra che si incrociano.

La bellezza del monastero è messa in risalto grazie alla sua posizione in mezzo alla vegetazione.

Purtroppo o per fortuna a fine escursione ci ha sorpreso un temporale, ci siamo incamminati sotto la pioggia, giungendo in una piazzetta dove era fermo un pullman che accompagnava una scolaresca in gita, abbiamo chiesto all'autista se ci poteva accompagnare fino alla strada principale e lui molto gentilmente ci ha fatto salire. Mentre percorrevamo il tragitto, tra varie domande da parte dell'insegnanti e degli alunni, ci hanno detto che loro sarebbero andati al
Monastero di Goshavank

(noi poco prima avevamo deciso di rinunciare, visto il temporale e la difficoltà a raggiungerlo), ci hanno invitato ad andare con loro, che fortuna! Questo monastero sorge nel villaggio di Gosh, fu costruito nel 1188 dal chierico armeno Mkhitar Gosh, le cui spoglie riposano in una cappella affacciata sul complesso principale. Nel monastero c'è una chiesa principale, Surp Astvatsatsin e due più piccole dedicate a San Gregorio di Narek e a San Gregorio Illuminatore. Dopo la visita in ottima compagnia, tutti insieme siamo tornati a Dilijan, un caffè veloce con la scolaresca, gli insegnati e poi ognuno ha ripreso la propria strada, loro verso Yerevan e noi nel centro città. Il giorno seguente in marshrutka ci siamo diretti al Lago Sevan,

situato a 1900 m. di altitudine, dalle acque blu, con una superficie di 940 kmq, lungo 80 km. e largo30 km. nel punto più ampio. Nei dintorni del lago ci sono molte attrazioni turistiche, noi abbiamo iniziato da
Noratus,

raggiunto grazie ad un camionista che era in viaggio verso il
Nagorno Karabakh. In questo villaggio si trova il cimitero medioevale di khatchkar,

sono circa 800 risalenti tra il IX e XVII secolo, si sviluppa su sette ettari e comprende anche una piccola chiesa, una meta turistica particolare, affascinante.

Tornati sulla strada principale, ci siamo recati a visitare il
Monastero di Hayravank,

costruito nel tufo, risalente al IX secolo, con vari khatchkar, sorge sul lago Sevan è il posto ideale per trovare un po' di pace e godersi questo meraviglioso panorama. Tornati sulla strada principale, ecco che si ferma un signore con il suo “camion sovietico Zil”,

sposta le cose dal sedile, ci guarda e con un espressione molto simpatica, ci invita a salire. Sembrava il tipico romano, robusto, amicone che con il suo sorriso ci diceva “ A belli de zio salite ve ce porto io!”, (dove, visto che noi non gli avevamo detto niente?). Ci siamo fidati. ed ecco che ci ha accompagnato proprio dove eravamo diretti, al
Monastero di Sevanank,

nel piazzale sottostante, gremito di turisti (con sicurezza ha parcheggiato il mezzo e fatto alcuni suoi comodi), poi come se niente fosse successo ha fatto manovra ed è tornato sulla strada principale per riprendere il suo viaggio. Il monastero si trova in cima a una rampa di gradini su di una collina e offre dei bellissimi panorami sul lago. Il primo monumento che si incontra salendo è dedicato a un capitano di marina del XX secolo, continuando a salire si trova la chiesa di
Arakelots ( Apostoli) e poi la Surp Astvatsatsin (Santa Maria di Dio), con un cortile pieno di khatchkar. Salendo ancora, superando le rovine della Chiesa di Surp Harutyun, si arriva al punto più elevato con una magnifica vista panoramica.

Anche qui ci sono molti turisti stranieri ed armeni, ma ci si può tranquillamente ritagliare uno spazio dove godersi lo splendore del lago dall'alto in completo relax.

Rientro a Dilijan, sempre accompagnati da queste persone speciali, pronte sempre ad aiutare i turisti. L'ultimo giorno in questa città abbiamo deciso di fare un'escursione a piedi, prendendo un bus fino allo stabilimento di acqua minerale di Dilijan. Percorrendo a piedi un sentiero di 3 km. nel parco nazionale, attraversando il bosco contenente prati, siamo arrivati alla
Chiesa di Surp Grigor, del XI secolo

e poi al
Monastero di Jukhtakvank,

che appare come un luogo segreto e misterioso, peccato che entrambi siano abbandonati. Siamo stati molto bene, posto tranquillissimo, abbiamo incontrato altri due turisti, foto, relax e poi di nuovo sulla strada di ritorno.

Il giorno seguente siamo partiti per la tappa successiva, recandoci dapprima a Vanadzor, raggiunta grazie alla disponibilità di due ragazzi che ci hanno accompagnato in auto fino alla stazione dei bus

e da qui destinazione
Alaverdi.

La città nasce come centro minerario per l'estrazione del rame nella gola formata dal fiume Debed nel nord dell'Armenia, sono ancora ben visibili gli impianti di epoca sovietica, ma la loro presenza non offusca la serenità del posto. Arrivati alla guest house, abbiamo subito approfittato della splendida vista sul fiume, rilassandoci sul terrazzo sorseggiando un tè, ma noi non eravamo lì per riposarci, bensì per visitare! Quindi via, prima tappa il Monastero di Haghpat,

raggiunto in
marshrutka, arroccato sulla cima della Gola del Debed, dichiarato dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità. Fondato nel 976, per volere della regina Khosrovanush, al centro del complesso, cinto da mura si trova Surp Nishan, successivamente furono aggiunte una torre campanaria,

una biblioteca e una sala per il refettorio. Questo luogo ha un atmosfera splendida per le sue costruzioni,

ma soprattutto per la sua posizione. Tornati ad Alaverdi, abbiamo fatto la spesa per la nostra cena, la quale abbiamo preparato nella cucina della guest house. Il giorno seguente in bus siamo andati nella città di
Akhtala,

dove è situato il complesso monastico risalente al XIII secolo, il maggior centro religioso e culturale degli armeni nel periodo medioevale, circondato da spesse mura per proteggerlo dagli invasori, mentre al suo interno conserva dei bellissimi affreschi.

Intorno alla chiesa ci sono: il cimitero e due cappelle anche esse ben conservate, a mio parere questo monastero è uno dei più belli che si trova in Armenia, vale proprio la pena visitarlo.

Tornati ad Alaverdi abbiamo preso un bus per andare a visitare il
Monastero di Sanahin,

il complesso si compone di diversi edifici che risalgono a periodi diversi: la chiesa più grande S. Amenaprkitch (Santo Redentore),

ha il gavit composto da quattro pilastri con basi e capitelli decorati, la chiesa di S. Astvatsatsin (Santa Madre di Dio), risalente all'anno 928, la parte più antica del complesso,

la cappella rotonda di S. Gregorio ed una biblioteca.

Tornando a valle, passeggiando nel villaggio ci siamo fermati al Museo Mikoyan, dedicato ai fratelli Arytom e Anastas Mikoyan i quali divennero influenti cittadini sovietici. Anastas entrò a fare parte del Politburo sovietico come sostenitore stalinista, mentre il fratello più giovane Arytom contribui entrando nel settore progettazione aeronautica a creare insieme a Mikhail Gurevich il caccia da combattimento MIG, messo a punto poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, uno dei primi modelli è esposto davanti al museo.

 

L'Armenia è un paese che ha molto da offrire ai viaggiatori, grazie alla sua storia millenaria e ai suoi paesaggi incredibili e incontaminati. Gli armeni sono sempre pronti ad aiutare il visitatore in tutti i modi possibili, sebbene parlino un inglese approssimativo o non lo parlino affatto. Vale proprio la pena “perdersi” tra gli antichi monasteri e chiese situate in scenari mozzafiato, un paese da visitare.

 

 

 

 

 

 












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